Le Interviste/ Arcadu, il Signor Cannonau

29 ottobre 2008  |  di Piero Careddu

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FACCIA A FACCIA CON IL GUERRIERO DEL NEPENTE 

Da quando mi occupo di vino, arriva ciclicamente il momento in cui un amico produttore si presenta con delle nuove creazioni e non è facile scriverne in modo sereno e obbiettivo. Oggi Tonino Arcadu
mi ha portato addirittura due bottiglie nuove d zecca: Pizzinnos 2006 e Askos 2005, due interpretazioni di cannonau

immagine-018.jpgimmagine-017.jpgbarbaricino, vitigno al quale Tonino si è dedicato oramai come una missione. Nel caso la curiosità s’impossessi di voi e vi venga voglia di provare questi prodotti, vi segnalo che l’Askos è una produzione unica di sole 2800 bottiglie, vinificate e imbottigliate per festeggiare il ventennale di Gostolai. Proprio cosi! Tonino è da vent’anni in trincea per difendere la tipicità del Nepente di Oliena con tenacia e forza intellettuale ammirevoli. Con Tonino abbiamo trascorso un paio d’ore a chiaccherare di cultura sarda e dell’attualità del nostro panorama enogastronomico regionale che ho sintetizzato così:- ALLORA TONINO, QUESTO NOSTRO CANNONAU E’ DAVVERO IL VITIGNO PIU’ SARDO E ANTICO CHE SIA  MAI APPARSO SULLA NOSTRA ISOLA?
- Al momento non è ancora possibile affermare con certezza che sia il più antico ma si può ipotizzare, con documenti, ritrovamenti archeologici, ricerche storiche alla mano, che è nato e cresciuto in Sardegna e che la sua diffusione per tutto il mediterraneo, Spagna inclusa, è partita dalla nostra terra. Ormai le ricerche sulle sementi ritrovate in numerosi scavi archeologici dell’era nuragica e prenuragica sta convincendo persino le teste più scettiche che Cannonau, Guarnacha, Grenache e simili hanno un’unica provenienza che è la Sardegna e che la leggenda che attribuirebbe il merito della sua comparsa agli Spagnoli è appunto una leggenda.

- LASCIANDO DA PARTE LA DIPLOMAZIA DIMMI COME VEDI L’ATTUALE CONDIZIONE DELLA VITIVINICOLTURA SARDA.
- Potevi tralasciare la raccomandazione alla franchezza, come ben sai la diplomazia non è mai stata una mia peculiarità. E infatti, senza troppi giri di parole,ti dico che la situazione è a dir poco disastrosa… aggiungerei penosa! Lasciando da parte gli articoli trionfalistici che certa stampa sarda ogni tanto ci propina, soprattutto in occasione delle fiere nazionali, la realtà è che nel panorama nazionale contiamo poco e niente. Godiamo dell’immagine che ci siamo costruiti negli anni: i pasticcioni che scimmiottano le tendenze internazionali e neanche tanto bene, quelli che riempiono gli scaffali delle città mercato della penisola di vermentini e cannonau a un euro e ottanta la bottiglia! Abbiamo a disposizione tutti gli elementi per costruirci un’immagine di isola felice per cibo e vino ma siamo incapaci di mettere in atto un qualcosa che assomigli anche lontanamente al marketing o a delle politiche commerciali.

- MA SECONDO TE DOV’E’ IL PROBLEMA, LA CAUSA DI QUESTO DISASTRO?
- Metterei davanti a tutto quella che è una delle cause del vuoto culturale che attraversa oggi il mondo occidentale: la scarsa conoscenza della storia e la perdita della memoria. Anche noi sardi non siamo esenti da questo che è un vero dramma: non conosciamo il nostro passato e questo ci porta inevitabilemnte ad una totale mancanza di consapevolezza delle nostre vere potenzialità.
Nel resto delle regioni ad alta vocazione vinicola stanno progressivamente abbandonando i vitigni internazionali a favore degli autoctoni: qua da noi, salvo qualche eccezione isolata, chi lo fa li vinifica  utilizzando tecniche e tecnologie che si usano per merlot, cabernet e sirah con risultato che mettiamo sul mercato vini spersonalizzati e fotocopie di mille altre bottiglie che puoi trovare in giro per il mondo. Non abbiamo bisogno di vini semplicemente buoni e gradevoli ma di vini che parlano in sardo e che siano capaci di raccontarte la Sardegna in giro per il mondo.

- MI HAI FATTO VENIRE IN MENTE QUELL’ANEDDOTO CHE AMAVA RACCONTARE GINO VERONELLI: MENTRE PASSEGGIAVA TRA I FILARI DI UN VIGNETO IN BORGOGNA UN LAVORANTE, SORRIDENDOGLI CON MALIZIA GLI DISSE:”NOI FRANCESI CON DELLE UVE D’ARGENTO FACCIAMO DEI VINI D’ORO, VOI ITALIANI AVETE DELLE UVE D’ORO E FATE DEI VINI D’ARGENTO…”. MA IN DEFINITIVA QUALI POSSONO ESSERE I RIMEDI A QUESTO SCENARIO CATASTROFICO CHE HAI DISEGNATO?
- L’aneddoto di Veronelli è emblematico. Mi chiedi la medicina per questo scenario? RImboccarci le maniche, fare ricerca per la valorizzazione delle nostre diversità e, per quanto riguarda il marketing, fare tesoro delle ultime scoperte in materia storico-archeologica e di quelle scientifiche che vanno messe sul piatto della costruzione di un nuovo immaginario sardo intriso di storia e sapori antichi. E badate che non dobbiamo inventarci niente, abbiamo proprio tutto…

- MA SE DEVI BERE UN VINO CHE NON FAI TU, COSA TI PIACE DELLA SARDEGNA?
- Mah! Più di uno… per i bianchi mi vengono in mente i vermentini di Pedra Majore e per i Rossi alcune Riserve di Cannonau di Alberto Loi di Cardedu.

Questa chiaccherata si è svolta a tavola mentre assaggiavamo le ultime due creature di Tonino che ho trovato così:
PIZZINOS 2006
Isola dei Nuraghi
Gostolai – Oliena
Cannonau 80%, altre uve autoctone 20%

Rubino chiaro lucido e splendente, di buona densità. Naso tipico del vitigno con primo impatto di asfodelo e viola; in seconda battuta emergono la prugna con melograno e geranio. In bocca ha un ingresso di buon spessore con un tessuto di velluto grosso, rotondo e scorrevole sorretto da una buona base acida che si sostituisce ai pochi tannini dolci creando un buon equilibrio.
Fase retronasale di frutta rossa piena e matura che si evolve durante la deglutizione in suggestioni tra il vegetale e lo speziato. Finale lungo e gradevole. Vino di pronta beva, facile per merende con salumi artigianali e pecorini semistagionati a pasta morbida.

ASKOS 2005
Isola dei Nuraghi
Gostolai – Oliena

Cannonau 98% con aggiunta di piccole quantità di uve autoctone

A dimostrazione che Tonino non è un talebano ma, tutt’altro, una persona attenta e aperta ai cambiamenti e alle sperimentazioni, per questa bottiglia in edizione unica e limitata a 2800 pezzi, ha praticato la fermentazione delle uve in barriques nuove per i primi 5/6 mesi per poi fargli finire la maturazione in botti grandi e medio-grandi. Il vino si presenta alla vista di un bel rosso sanguigno lucente e pulito. Il naso è ricco di eleganza e suggestioni; su una base di frutta rossa matura e fiori autunnali si sviluppano riconoscimenti di spezie e mineraliche conferiscono complessità e ulteriore finezza. In bocca largo e importante con sensazioni immediate di equilibrio fra le componenti: alcool ben sorretto da tannini rotondi ma efficaci e da note fresche e balsamiche. Sensazioni retronasali che ripropongono momenti speziati e vegetali con un finale lungo e appagante.
A tavola con primi piatti con cacciagione da pelo, carni rosse alla brace, formaggi di buona stagionatura.

Grazie a Tonino con l’augurio di non mollare mai la sua coerenza e il suo amore per il buon vino sardo.
 

14 Commenti a “Le Interviste/ Arcadu, il Signor Cannonau”

  1. Tonino Arcadu scrive:

    Caro Piero, Hai interpretato bene il mio pensiero e ti ringrazio.
    Vorrei chiarire cosa intendo per valorizzare le nostre specificità:
    Studiare le coltivazioni dei nostri vitigni autoctoni, quali portinnesti, quali sistemi di allevamento, le migliori condizioni pedoclimatiche per ognuno di essi.
    Studiare le migliori tecniche di vinificazione per esaltare le peculiarità di queste uve e metterne in risalto i loro profili sensoriali in modo che vengano ritrovati nei vini esaltandone la loro specificità. La tecnologia al servizio dell’esaltazione delle caratteristiche legate ai nostri vitigni nella nostra isola e non la tecnologia al servizio della globalizzazione dei prodotti.
    Questi studi dovrebbero essere effettuati soprattutto dagli enti preposti alla ricerca come L’ Università, L’ Agris, per poi essere trasmessi (imposti) ai produttori finanziati dai soldi pubblici.

  2. Tore Cherchi scrive:

    Un caro saluto a tutti e a Tonino pioniere del nostro essere sardi dentro una bottiglia “grande strumento di comunicazione e convivialita’”.
    Dici finanziati dai soldi publici, se questo governo continua cosi’ saremo costretti fra un po’ ad andare in giro con la foglia del fico come Adamo ed Eva perche’ ci portera’ via anche le mutande, oltre al diritto allo studio e a quello insindacabbile di manifestare le nostre ragioni, per fortuna ci sono Piero, Barbara e Antonio che stanno portando avanti questo spazio libero senza scendere a compromessi con nessuno..

    ciao da Usini

  3. piero scrive:

    Ciao Tore, Ciao Tonino; noi non facciamo niente di straordinario se non cercare di dare un piccolo contributo al mantenere viva la nostra identità
    Lo facciamo mettendo a disposizione questo piccola tribuna che cresce piano piano ogni giorno; lo facciamo cercando di combattere i due tumori che divorano lentamente il mondo civilizzato: la mediocrità e il pensiero unico. L’importante è non arrendersi mai… Abbracci!

  4. antonio canu scrive:

    Saluto l’amico Tore (che ho incontrato da poco nel mio continuo vagabondare per aeroporti) e il mio paesano trapiantato in barbagia e amico Tonino.
    Intervengo solo per dire che nella mia ossessione filosofica e politica per la “alloctonia” e cioé per l’esodo, la migrazione il vagabondaggio che crea mescolanza, meticciato e nuova e piú viva cultura e “lavoro vivo” quasi quasi mi dispiacerebbe se il vitigno cannonau fosse autoctono. Cosa c’é infatti di piú bello dello spostarsi fino a trovare un posto dove si sta talmente bene, si viene accolti e amati e curati talmente bene che arrivandoci ci si ferma a lungo e cosí ci si trasforma e cambiando si trasforma quel posto dove si é arrivati e si diventa altro, e quel posto diventa altro…vale per gli uomini e per la vite e il vino!

  5. tamara scrive:

    Salute a tutti! Il vostro sito è davvero bello…l’ho scoperto grazie al mitico Canu, e nonosante sia una toscana doc dove il vino è considerato religione, mi fate venir voglia di assaggiarli tutti quanti! Magari accompagnati da un piatto alchemico di Piero (che voglio assolutamente conoscere)…Quindi “TUTT’AL PIU’ VADO NEL NUOVO.E MI ACCORGO DI AVERLO GIà INTUITO.E NON POSSO “RIFERIRNE”.POSSO SOLTANTO RACCONTARE CHE COSA E’ SUCCESSO IN ME E COME L’HO VISSUTO.”

  6. piero scrive:

    Ciao Tamara e benvenuta! se mi vuoi conoscere io sarò in Italia il 22 novembre a Verona per presentare il mio libro. Mi rendo conto che rispetto alla toscana non è proprio dietro l’angolo ma se passi da quelle parti fammelo sapere

  7. Tonino Arcadu scrive:

    Ciao Antò, tanti saluti a te ed ai tuoi, però qui non si tratta semplicemente di trovarsi bene dove ci si sposta, al contrario si tratta di trovare dovunque si vada, anche degustando un bicchiere di vino o un pezzo di formaggio sardo, sensazioni che ti ricordano le tue origini, anche se sei in piacevole compagnia.( ci fai anche un figurone!), pensa dire a una graziosa Tainladese: Questo mi ricorda il vino ” su nieddu polchinu” che faceva mio nonno! Salutoni Tonino

  8. antonio canu scrive:

    Caro Tonino forse sono stato poco chiaro con i miei deliri enologici/ideologici: intendevo che il nepente ed il cannonau in generale cresciuto da secoli in Sardegna se allevato, vendemmiato, vinificato e curato come si deve (e cioè come intendi e dici tu da sempre e anche nell’intervista) è quanto di più sardo possa esistere riguardo a colori, profumi, gusto, emozioni, ricordi ed evocazioni. E questo a prescindere dal fatto che sia nato qua all’alba dei tempi per origine divina o che l’abbiano portato gli spagnoli, o i fenici o chicchessia. E questo perchè ha trovato quì il luogo ideale per mutare e diventare ciò che è per i motivi che dicevo più sopra. Il “nieddu polchinu”, cosa mi hai ricordato! Come per incanto mi è apparso Barore Lavena, mio nonno, che tra un racconto di guerra e l’altro durante la vendemmia nella sua vigna ne narrava le qualità. Grazie.
    Kanu

  9. antonio canu scrive:

    Cara Tammy ben venuta nel posto dove gli orologi sono fermi o segnano l’ora sbagliata.
    Per conoscere Il Maestro, come noi suoi adepti chiamiamo devotamente il mitico Piero, basta che vieni a trovarmi e ti porto nel suo ristorante delle meraviglie. Anzi organizza un meeting dei masterizzati qui in sardegna e vedrai!!!
    Torna a trovarci spesso che tra un po’ se mi libero di un pò di casini da “Presidente” riprendo a scrivere di buona lena.
    Kanu

  10. piero scrive:

    Tamara, e tutti coloro che leggono e non mi conoscono, onde fugare idee su mie arie messianiche da guru, sappiate che questi cialtroni dei miei amici, Kanu in prima fila, mi chiamano Maestro principalmete per prendermi per il culo! Non sono Maestro di niente, al massimo posso aspirare a fare il bidello…

  11. antonio canu scrive:

    Come dice il filosofo dell’East End londinese Antonio Cherchi, ti chiamiamo Maestro semplicemente per la tua maestria. E non farmi parlare poi del pendolino….
    Inoltre, per tutte le donne all’ascolto, il Maestro è anche mooolto sexi!

  12. tamara scrive:

    Caro Piero domani giuro mi compro “Grandi Rossi” e passerò questo week piovoso ad immaginare profumi….poi riferirò anche a tutte le mie amiche che ti hanno descritto sexy e scommetto che molto presto riuscirò ad organizzare una gita in sardegna!
    X Kanu: naturalmente il conto del ristorante lo paghi te

  13. piero scrive:

    Ho passato mezza adolescenza a portare avanti battaglie sulla liberalizzazione delle cosiddette droghe leggere, convinto come ero che non facessero male…Oggi leggo questi messaggi di Kanu che mi definisce sexy e penso che, come al solito, la verità è sempre nel mezzo e così benissimo non facevano!!! :-) Tamara se siete appassionate di antiquariato e taglie XXL potrei risultarvi anche sexy :-)

  14. Tore cherchi scrive:

    Caro maestro, sei sempre il solito modesto, sai benissimo tutto quello che esprimono le tue creazioni culinarie e quando le abbini e’ il massimo della libidine.
    comunque se si crea un club di xxl sexy faro’ richiesta di iscrizione.
    “almeno x xxl ”
    ciao ciao

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