QUAE’, la voglia

13 febbraio 2008  |  di Piero Careddu

Carlo Perfetti

Breve storia di un Nasco che sento un po’ figlio mio…
Conobbi Carlo Perfetti a Carloforte nella primavera scorsa, nel Ristorante Dau Bobba dei nostri comuni amici Giorgio e Maria Ida. Carlo è un omone milanese che ha fatto scelte di vita radicali e importanti, innamorato di Carloforte e della Sardegna, personaggio speciale per giovialità, 3.jpgironia e attaccamento alla terra. A fine serata, dopo aver assaggiato i suoi U’Tabarka Giancu e Roussu, il buon Carletto tira fuori da una borsa una bottiglietta anonima e con un certo distacco chiede a me e mia moglie di assaggiare un liquido ambrato che colava denso e lucido nel bicchiere. Prima ancora di iniziare l’assaggio ci spiegò si trattava di un esperimento e ci pregò di essere spietati nel giudizio; in quel momento scoprii che il suo enologo è il mio amico Piero Cella, giovane e oramai affermatissimo orgoglio dei wine-makers sardi: Piero non sbaglia mai un vino e questo già mi predisponeva a una degustazione quantomeno interessante. Dopo aver stabilito che l’olfatto era decisamente intrigante metto le prime gocce in bocca rimanendo spiazzato e stupefatto dal carattere di un vino, che non era semplicemente un grande vino da dessert, ma un qualcosa di autenticamente diverso e particolare: la peculiarità principale era che, subito dopo l’ingresso quantitativamente importante degli zuccheri, subentrava immediatamente una insolita nota acida che rimetteva tutto in gioco creando un’ altalena di sensazioni ora armoniche ora balsamiche. Lo fissai senza parlare e lui mi disse: “ Eh! lo so è troppo dolce; io e Piero stiamo pensando di intervenire con qualche correttivo…” . Io, continuando a fissarlo risposi: “Siete completamente Etichetta Quaepazzi! Voi questo vino non lo dovete toccare altrimenti vi denuncio per crimini contro l’umanità! Questo è il più bel vino dolce che ho assaggiato negli ultimi dieci anni!!!”. Lui non disse niente, dandomi l’impressione di avere già preso la decisione di fare un vino ruffiano come ce ne sono in giro tanti. L’indomani visitammo l’Azienda e i vigneti e ci salutammo affettuosamente ripromettendoci di rivederci presto.
Il luglio scorso, mentre lavoravo a San Teodoro, mi arriva una telefonata di Carlo: “Pierone! è uscito il vino dolce, lo abbiamo chiamato Quaè che vuol dire Voglia in carlofortino. Sai, io e Piero dopo aver discusso una notte intera abbiamo deciso di lasciarlo come ci hai suggerito tu, come ce lo ha dato la terra…”. Confesso che mi sono emozionato. Quaè era un po’ anche figlio mio e le bottiglie erano talmente poche che oggi è impossibile assaggiarlo e di mio figlio è rimasto solo un meraviglioso ricordo (in attesa del prossimo imbottigliamento previsto per l’estate).

(Voglia) 2006
Isola dei Nuraghi igt
Soc. Agricola Tanca Gioia – Carloforte (Ca)

Realizzato da uve Nasco dei vigneti aziendali, Quaè si presenta con un bel colore ambra lucido di consistenza grassa e oleosa. Naso di magnificenza con un ampio ventaglio di suggestioni che richiamano ai fichi secchi, l’albicocca candita e il miele di corbezzolo; ancora margherite da camomilla e biancospino con ricordi di cannella e candela stearica. In bocca ha un ingresso maestoso con sensazioni di invasiva dolcezza, subito ammaestrata da una decisa nota acida sorretta da un’insolita sapidità. Frutto grasso e carnoso che rimanda al caleidoscopio delle sensazioni olfattive; sensazioni retronasali di spezie e incenso con un finale dolce ma pulito e sgrassato.
A tavola con: dolci della tradizione sarda, cannoli alla ricotta, formaggi erborinati, un sigaro di forza media come un Cuaba Exclusivos.
Valutazione dell’appagamento: 95/100

TANCA GIOIA società agricola
Carloforte

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