Ristoranti del mondo 1/Ho Chi Minh City

31 gennaio 2008  |  di Antonio Canu

Vietnam Nam Phan Restaurant Con questa rubrica vogliamo raccontarvi le nostre esperienze e le nostre scoperte fatte in ristoranti, trattorie, osterie, bettole vicine e lontane che abbiamo visitato in giro per il mondo. Ci piacerebbe diventassero stimoli per viaggi reali e immaginari, consigli per gourmet vagabondi, invito ai gastronomadi ad inviarci i loro commenti e i resoconti delle loro esperienze di viaggi nelle cucine del mondo.

Ho Chi Minh City
, VietnamNam Phan Restaurant. Il Vietnam è un paese in ebollizione. Soprattutto nei grossi centri urbani ed in quelli ad alta attrattiva turistica tutto sembra cambiare molto rapidamente.
Se Hanoi mantiene una sua austera sobrietà adattandosi gradatamente all’ economia del libero mercato, Ho Chi Minh City (che quasi tutti continuano, ostinatamente, a chiamare Saigon) ha subito negli ultimi cinque anni cambiamenti tanto rapidi quanto radicali.
Con la nascita di una classe sociale di “nuovi ricchi”, oltre alla moda e al proliferare di stilisti e designer locali – molti dei quali di grande inventiva ed originalità – anche l’alta gastronomia sta affermandosi con sempre maggiore decisione. Talvolta con la sguaiata esibizione di stili importati, specchio della classe che la fruisce, più spesso innestandosi e prendendo ispirazione da una cucina tradizionale assai varia, complessa, ricca di influenze provenienti dai paesi vicini.
Il modo migliore (oltre che più economico, parliamo di 3 euro per un pasto più che soddisfacente, talvolta entusiasmante) per scoprire l’autentica cucina vietnamita è mangiare nei numerosi street restaurant delle città – spesso poco più che carretti con tavolini e sedie di plastica ai bordi delle strade – o scovare qualche “bia hoi”, le tradizionali rivendite di birra autoprodotta che servono anche una grande varietà di piatti tradizionali in genere ottimi.
Detto questo però, non si deve rinunciare all’esperienza di un grande ristorante come quello di cui vi vado a raccontare, dove con il corrispondente di circa 60 euro (vini inclusi) si può approfittare di una esperienza gastronomica – ma sarei tentato di dire multisensoriale – unica per la quale qui da noi sarebbe necessario almeno spendere sei volte tanto.
Il Nam Pham Restaurant si trova Ho Chi Minh City, all’angolo tra le vie Le Thanh Thon e Hai Ba Trung. E’ ricavato all’interno e nel giardino di una incantevole villa coloniale francese, meravigliosamente ristrutturata da Hoang Khai, famosissimo stilista proveniente da una famiglia da sempre nel mercato della seta.
Appassionato di alta cucina, divenne famoso tra gli addetti ai lavori alcuni anni fa quando aprì Au Manoir de Khai, il suo primo ristorante di cucina francese. Il motivo della improvvisa fama internazionale fu un articolo apparso nell’inserto culturale di un grande quotidiano francese nel quale un famoso critico gastronomico – nel decretare il definitivo decadimento della cucina transalpina – sosteneva che se un gourmet voleva assaggiare la vera cucina francese al giorno d’oggi non aveva altra possibilità che prendere l’aereo e recarsi in Vietnam, a Saigon, al Manoir de Khai.
Negli ultimi anni Khai ha aperto altri tre ristoranti di successo tra i quali il Ming Dinasty dove viene servita cucina cinese di altissima qualità e altri due, tra i quali appunto il Nam Pham, che si propongono di servire la cucina tradizionale vietnamita. Ovviamente interpretando i piatti della tradizione secondo i canoni dell’alta cucina e in un ambiente tanto lussuoso quanto essenziale nel quale tappeti, tende di seta, colori pastello, ebano e avorio creano un’atmosfera quasi zen. Il servizio è altrettanto perfetto e professionale e l’apparecchiatura dei tavoli di sensuale eleganza.
Il cibo non delude le aspettative create dalla bellezza del locale e dalla seducente accoglienza, proponendo una versione celestiale dei piatti che fino a quel momento avevamo mangiato nei ristoranti di strada.
L’interpretazione degli spring-rolls, preparati nell’inusuale forma di triangoli anziché in quella cilindrica, è da capogiro: perfetta la frittura dell’involucro di carta di riso, inarrivabili i 3 ripieni a base, rispettivamente, di carne di maiale, gamberi e capra di mare. Indimenticabile per equilibrio e delicatezza la zuppa che scopriamo essere – solo dopo averla mangiata e con un po’ di sgomento – di pinna di squalo e aliotidi. Una autentica opera d’arte per gli occhi prima che per il palato il piatto – frutto di tecnica maestosa e ispirato alla cucina di Hoi Han, città culla della gastronomia vietnamita – composto da rotolini spugnosi di riso e crema di gamberi e una salsa misteriosa, da mangiare in rigorosa sequenza avvolgendo il tutto in una foglia di verdura. Tantissime altre le portate, sempre in perfetto equilibrio tra delicatezza e decisione, composte in abbinamenti arditi di materie prime di altissima qualità. Una sequenza di assaggi stimolanti e ottimamente serviti per un’esperienza sicuramente travolgente e difficilmente ripetibile, meravigliosamente completata da caffé, the e tisane servite in uno dei salotti della villa accompagnate da caramelle e dolci dai sapori inediti ed esotici.
Un pezzo di paradiso al prezzo di un normale ristorante, da godere per qualche ora prima di correre di nuovo in strada, tra i rumori e gli odori del Vietnam reale con in mano una bottiglia di ottima Saigon Beer etichetta rossa.

8 Commenti a “Ristoranti del mondo 1/Ho Chi Minh City”

  1. tommaso_sussarello venezia 1 scrive:

    ciao Antonio
    approfitto di questo bello spazio per segnalare una “chicca veneziana” da non perdere. Venezia, come molti purtroppo sanno, è uno dei luoghi dove si mangia peggio al mondo. Pasta scotta, camerieri cingalesi che magari parlano l’inglese ma non l’italiano, conto salato ed altre amenità compongono un quadro davvero sconfortante. Grazie al cielo esiste sempre l’eccezione che conferma la regola. Dopo tante delusioni, giri e rigiri in bacari, o pseudotali, ho incontrato un locale a Cannaregio, degno di menzione. Si tratta de ALLA VEDOVA (041-5285324), lo troverai in fondo al vicoletto di Ca’ d’Oro. L’ho visitato in compagnia di Francesco Fabbrovich, con cui sto sviluppando un progetto librario. Francesco è letterarmente travolto dal baccalà mantecato, e mi ha trascinato in una miriade di locali ad assaggiarne la qualità. (Chissà per stilare quale sua astrusa classifica!?).

  2. tommaso_sussarello venezia 2 scrive:

    Comunque per tornare alla nostra Osteria Alla Vedova, all’ingresso e fuori l’ambiente è giovane e molto movimentato. Si beve al bancone uno spritz, o un ombra serviti con molta simpatia. All’interno, alla destra del bancone si apre lo spazio della saletta interna con pochi tavolini. Un simpatico cameriere, giovane e baffuto, ci ha servito con solerzia. Mentre attendevamo gli antipasti, ottimo baccalà mantecato per Francesco, ma anche polenta con schie e altre leccornie, il baffuto mi fa: “…nell’attesa vi faccio assaggiare le polpette migliori del mondo!“. Tra me e me pensavo… “… e vai maccu… le polpette buone le mangio da mamma…“. Aveva ragione lui, ho mangiato le polpette migliori del mondo!!! Passione e cura danno vita alle cose più semplici, in maniera eccellente. Quelle stupende polpette, croccanti ma non bruciate, morbide all’interno e profumate di spezie mi hanno aperto il cuore, e questo dovrebbe essere quel che cerchiamo al ristorante.

  3. antonio canu scrive:

    Caro Tommy, grazie per la dritta (a Venezia finora ho sempre mangiato da schifo), ma soprattutto grazie per aver colto alla perfezione lo spirito della nostra oziosa rubrica “Ristoranti nel mondo” con il tuo stimolante racconto.

  4. tiziano scrive:

    ciao a tutti, l’osteria alla vedova che ha citato tommy e famosa proprio per le polpette che sono veramente speciali, una trattoria che posso consigliare dove si mangia veramente genuino e: DALLA MARISA una trattoria a conduzione familiare centenaria,che si trova in fondamenta san giobbe vicino al ex macello ora universita di architettura, dalla marisa e uno dei pochissimi posti dove si puo mangiare il famoso: RISOTTO DE SECOE, pezzi di carne che si trovano nella spina dorsale del manzo, un piatto speciale.

  5. piero scrive:

    Tiziano amico mio, benvenuto nel nostro spazio; dovevo immaginare che da buon veneziano doc avresti detto la tua sull’argomento. Grazie delle dritte che ci hai trasmesso ma soprattutto di avermi fatto conoscere un piatto della vostra tradizione che mi era sconosciuto. Fatti sentire spesso. Un abbraccio. (tanto noi ci sentiamo spesso da altre parti…)

  6. tiziano scrive:

    Piero amico mio, se mai lo hai provato te lo consiglio, un tipico primo piatto veneziano che preparato da un nr one dalla cucina come te sara sublime. Il risotto di go (ghiozzo) tipico pesciolino di laguna. Puoi trovare la ricetta in internet non serve che te la dia io,o, se ti fa piacere te la do. Piero sono sicuro che questo piatto tu lo farai diventare un capolavoro e tutti diranno: ndemo magnar risoto de go da piero. Se gia lo conosci ok, se non lo conosci sara un sucesso.Ciao.

  7. Elisabetta scrive:

    Antonio caro,
    complimenti a te, Piero e Barbara che purtroppo non conosco, per questo meraviglioso spazio di condivisione che è Taribari – a proposito “Fuga senza fine” di J. Roth è per me, uno dei romanzi di formazione più importanti .Vi sento vicini nel modo di sopravvivere a questo mondo tutto sbagliato, ogni forma di resistenza compresa quella legata al rifiuto di tutto ciò che ci impongono di mangiare e di bere mi trova pronta alla resistenza, al boicottaggio ed alla lotta quando necessario (e lo è qui in Puglia visto che vivo in uno dei luoghi con più risorse agro-alimentari e paesaggistiche ma anche con altissimi tassi d’inquinamento e infiltrazione mafiosa). Non posso dilungarmi nelle questioni culinarie che voi trattate con tanta passione e professionalità, non ne sarei in grado occupandomi principalmente di libri, scuola e bambini, questioni a voi comunque care da quel che ho visto sul sito. Però la necessità di “sfamare” i miei bambini, con risultati purtroppo altalenanti, mi spinge a cercare per loro i prodotti più genuini e possibilmente più vicini alla tradizione locale; giuro che nei prossimi anni diventerò una cuoca almeno accettabile!
    Ciò non toglie che non ami i buoni sapori e che appena posso vada alla ricerca di posti tranquilli dove mangiare e trascorrere delle ore rilassanti e piacevoli. A proposito di questo vorrei segnalarvi, se mai passerete da queste parti, un ristorante a conduzione familiare, immerso in un meraviglioso contesto paesaggistico che è la Valle d’Itria, che produce tutto ciò che porta in tavola e seleziona i migliori frutti che la Terra d’Itria e il Salento ci offrono:www.ristorantecibus.it. Come musica sceglierei il cd che ascolto adesso( forse perché l’ultimo acquistato) Cold fact di Rodriguez, i libri sono troppi e per il vino lasciatevi consigliare dal titolare (simpaticissimo) Angelo Sinibello .
    Vi ringrazio per questi momenti di rincontro con la nostra amata terra che, lo sappiamo, anche se lontana è nell’anima e per sempre resterà
    Ti abbraccio e un saluto a Piero e Barbara
    Elisabetta

  8. piero scrive:

    cara elisabetta, grazie del contributo. tutti mi parlano della bellezza della puglia e della sua variegata e saporosa gastronomia oltre che del suo fermento culturale; chissà che riusciamo a venirci prima o poi. salute a te.

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