Piccolo grande petit robusto

31 gennaio 2008  |  di Antonio Canu

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HOYO DE MONTERREY. PETIT ROBUSTO. Lunghezza: 102 mm. Ring gauge: 50. Vitola: Petit Robusto. C’è stato un tempo in cui le mie passioni/perversioni letterarie (ora travolte da massimalisti barocchi) si concentravano su scrittori minimalisti e post-minimalisti. Una letteratura nella quale gli autori lavoravano per sottrazione.More… Dove il superfluo veniva tecnicamente e strategicamente eliminato: il massimo della devastante efficacia emotiva con il minimo indispensabile di parole.
E’ un racconto di quella scuola letteraria che viene in mente fumando il Petit Robusto di Hoyo De Monterrey.
Anche su questo eccelso manufatto i maestri sigarai sembrano aver lavorato sottraendo lunghezza ed ottenendo un impatto di grande efficacia.
Il racconto che ne viene fuori è quello di un tipetto piccolo e pericoloso, la pecora nera della famiglia De Monterrey, una famiglia di sigari eleganti. Se fossero persone avrebbero studiato ad Harvard e a tavola si farebbero servire da camerieri in guanti bianchi. Questo piccoletto qui invece è il fratello che il vestito buono e la camicia di sartoria se le fa strappare nelle risse nei quartieri malfamati.
Il Petit Robusto ha infatti una capa setosa, liscia e perfetta, di uno splendido colorado medio. Ma già l’aspetto (è quasi più grosso che lungo) ha qualcosa di duro.
Il profumo è pronunciato già da spento. Lo accendi ed è una esplosione: il sapore è ricco e incisivo, la forza piena fin dai primi puff. Il tiraggio è perfetto, la combustione sfacciata.
Il quarto, poi il quinto puff e il signorino mostra il suo vero volto: prepotente, violento, eccessivo, arrogante. Nei poco più di trenta minuti di fumata si rischia di far passare in secondo piano, davanti a tanta irruenza, la finezza degli aromi: legno, cuoio, pepe verde da subito. A metà, tra un cazzotto e l’altro, una nota leggera di nocciola.
Poiché questa piccola meraviglia dell’arte sigaraia cubana, prepotente quanto si vuole, è pur sempre un nobile “De Monterrey” merita un abbinamento elevato. Un gran cognac o anche un buon armagnac non sarebbero fuori luogo. Ma la perfezione l’ho raggiunta con il mio adorato ron guatemalteco Zacapa Centenario XO.

Buona Fumata.

1 Commento a “Piccolo grande petit robusto”

  1. caballero scrive:

    mentre leggevo il tuo bel pezzo mi veniva in mente una vecchia canzone di salsa newyoricana, Juanito Alimana, che racconta di un malavitoso di un barrio ispanico newyorkese cresciuto nella cultura della “fechoria” (malefatta); la cantava Hector Lavoe, icona della salsa portoricana, uomo dalla biografia commovente: un’esistenza segnata da un successo travolgente (lo chiamavano El cantante de los cantantes) che andava in parallelo con una serie interminabile e agghiacciante di sciagure personali e familiari, culminata con la morte per aids. Bellissima voce latina e angelo ispiratore di Willie Colon e di decine di altri artisti della Fania.
    Scusa la divagazione ma il Petit Robusto mi ha fatto venire in mente lui, Hector Lavoe e Juanito Alimana.

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