Brew Dog: birre per punks dalla Scozia

25 novembre 2008  |  di Antonio Canu

james-e-martin.jpg

“Orgogliosi di essere un intrepido David in un disperato oceano di insipidi Golia”
“Birra non ha mai voluto dire essere blanda, senza gusto e senza personalità”

James Watt e Martin Dickie, due giovanissimi e geniali mastri birrai di 26 anni (!), nell’aprile del 2007 iniziano a produrre birre artigianali nella loro birreria e col loro marchio, Brew Dog, a Frasenburgh nell’Aberdeenshire, nord est della Scozia.
Le due frasette in apertura semplificano chiaramente la loro visione di cosa debba essere una vera brewery oggi in Scozia. E cioè un mix di profonda conoscenza e rispetto della tradizione in una nazione al più alto livello nel panorama brassicolo mondiale, cura maniacale nella scelta delle materie prime con l’impiego dei migliori ingredienti naturali, rifiuto di qualsiasi intervento correttivo con coservanti o altri addittivi, rigorosi metodi artigianali uniti a creatività, innovazione e modernità, rifiuto delle logiche di mercato che vorrebbero appiattire ed uniformare le originali caratteristiche organolettiche della birra. E una ironia dissacrante, intelligente e sottile nello splendido packaging delle loro birre che meriterebbe un articolo a parte tanto è stimolante leggerle e guardarle.
Il risultato è che la BrewDog Brewery è diventata in meno di 2 anni quanto di meglio il panorama brassicolo scozzese possa offrire.
Qualche giorno fa insieme al mio amico Corrado Mannoni ho assaggiato 5 delle loro birre e quelli che seguono sono i miei appunti di degustazione.

PUNK IPA
gradazione alcolica 6%
Innanzi tutto dimenticate le pseudo-Indian Pale Ale assaggiate finora ruffiane e market punk-ipa.jpgfriendly. Poi attenti a non farvi ingannare dal colore giallo dorato, dalla schiuma poco persistente e dagli aromi fruttati (kiwi, papaya, ciliegia, fragola) che dominano l’inizio della degustazione di questa ortodossa Indian Pale Ale ad alta fermentazione. Non fatevi fregare dal medio corpo di questa birra. Come dicono James e Martin <<è un lupo travestito da agnello>> e man mano che passa per bocca e gola inizia a mostrare i denti. E a mordere. L’amaro aggredisce la lingua nonostante gli sforzi della morbidezza dell’alcol tenti di domarlo. Eppure non si riesce a smettere di desiderarne ancora un bicchiere.
Ideale con fritti di carne e verdure e con l’accompagnamento musicale di “Inflammable Material” degli Stiff Little Fingers.

TRASHY BLONDE
gradazione alcolica 4,4%
E vai con le toccate di culo. Questa volta da una bionda tinta con minigonna e calze a rete e con la lingua al sapore di sigaretta. Questo è questa anomala golden ale, amara e cazzuta. Se non vi piace andate al supermercato e compratevi birra al sapore di niente. Colore giallo carico, schiuma cremosa e persistente. Subito il luppolo a leccarvi il naso e la faccia mentre sculetta di fragranze leggermente agrumate e di un tocco di spezie. Poi ti entra in bocca aggressiva e luppolata cozzando su labbra e palato per sfregarsi poi sulla lingua ammiccando con toni fruttati. Finale secco e deciso, senza compromessi. Dopo la sveltina se ne torna a ballare in pista addentando un panino con i brockwurst affumicati e ben salsati di senape di alta qualità  al ritmo di “I bet you look good on the dance floor” degli Arctic Monkeys  con gli sguardi dei maschi addosso. Che cazzo di birra!

THE PHYSICS
gradazione alcolica 5%
Mioddio che bitter ale! Ambrata e con una schiuma ricca e persistente. Al naso una the-phisics.jpgleggera tostatura viene sopraffatta da sentori di frutti di bosco e da una romantica seppur maschia dolcezza di frutta matura e miele. Le ultime olfazioni pungono di un ritorno citrino che prepara al gusto che sconcia i giochi dell’olfatto: un amaro potente di rabbia che sembra il garrire di Joe Strummer in “London Calling”. E’ il luppolo che domina deciso a spaccare tutto col rock’n'roll. Salumi e formaggi a pasta molle ma molto saporiti, se volete. Se no così, da sola, dal collo della bottiglia, veloci, per poi riempirla di benzina e preparare lo stoppino…you can crush us you can bruise us but you’ll have to answer to oooooh the guns of Brixton…

RIPTIDE
gradazione alcolica 8%
<<Soffice, liscia, scura, cioccolatosa, molto forte – così i due mastri birrai di Scozia riptide.jpgdefiniscono questa spettaccolare imperial stout – da bere a temperatura ambiente ostentando un atteggiamento di aristocratica nonchalance>>. Il colore è scurissimo e quasi impenetrabile, la schiuma densa e compatta color caffelatte. E il caffè di moka torna all’olfatto con il cioccolato, la liquirizia e i netti sentori di malto tostato che domina imperioso anche la fase gustativa corredato dai sentori già colti al naso. Finale lunghissimo, amaro, soulful. “Sing like The Supremes walk like The Clash”, così il mitico gruppo musicale dei Redskins autodefiniva il proprio combat-soul. Definizione che calza a pennello anche per questa inarrivabile imperial stout, diventata in breve tempo una delle birre più blasonate del Regno Unito nella sua tipologia, capace di unire alcolica robustezza operaia a raffinata ed elegante personalità.

PARADOX
Questa imperial stout è il fiore all’occhiello della BrewDog. L’idea che ha ispirato i suoi creatori è unire le due grandi tradzioni scozzesi della produzione di birra e della paradox.jpgproduzione di whisky. La Paradox subisce infatti una lunga maturazione in botti nelle quali sono stati invecchiati alcuni dei più prestigiosi whisky scozzesi. Ne esistono quattro varianti diversissime tra loro nonostante il medesimo prodotto di partenza a testimoniare l’influenza organolettica dell’affinamento nelle botti di diversa provenienza e utilizzo: la “Islay”, la “Speyside”, la “Grain” e l’appena uscita “Smokehead”.
Noi abbiamo assaggiato la “Islay” maturata in una botte di whisky usata per invecchiare il Caol Ila 1996. Anzi non vi nascondo che ciò che mi ha portato nelle braccia della BrewDog è stata questa birra che mi incuriosì proprio per l’essere stata affinata nelle botti del mio whisky preferito. E il Caol Ila è presentissimo in questa birra che sa anche di cioccolato, vaniglia e frutta ben bilanciate dalla marcatissima torbatura che il fusto le ha trasmesso. Un’armonia perfetta in una birra difficile, per amatori esperti, da collocare a fine pasto accompagnata da cioccolato extra-bitter di altissima qualità e dal fumo di un “Gigantes” di Ramon Allones al suono di “Fisherman’s Blues” dei Waterboys.

Long live BrewDog, long live rock’n'roll, oh yeah!

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