Cantuaria e la bossanova destrutturata

24 settembre 2008  |  di Piero Careddu

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Storia di un viaggio in macchina tra fame e bossanova moderna.
Sono certo che Antonio non me vorrà se per una volta invado quel territorio che è il suo habitat naturale: quello del rapporto tra musica e vino. Mi è successo da poco, durante un lungo e solitario viaggio con l’ auto di mio figlio, di ascoltare un mare di musica dei più disparati generi; grande piacere nel risentire dopo anni, da solo e con calma, My Favorite Thing di Coltrane, scoprire alcune ballads di Ben Harper che non conoscevo e imbattermi dopo tanti mesi in un vecchio amore, il grande innovatore della musica brasiliana moderna Vinicius Cantuaria.  Amo la musica del Brasile nella sua totalità perchè riesce a conservare la stessa freschezza e lo stesso appeal che si tratti di musica tradizionale, di pop commerciale o di sperimentazioni anche ardite; sarà merito della lingua, sarà per l’impressionante tasso tecnico dei musicisti di quelle parti, ma che si tratti di bossa nova o di pagode o di una canzone romantica cantata da Ivete Sangalo è impossibile non rimanerne sedotti. Vinicius Cantuaria è musicalmente tante cose: cantante, chitarrista, percussionista e autore di canzoni ormai storiche per se stesso e per il gotha della scena musicale brasiliana. Quando penso a lui la prima cosa che mi viene in mente è la più bella canzone cantata da Caetano Veloso, Lua Estrela(http://it.youtube.com/watch?v=M_eRmRSyTi0) , scritta da Vinicius negli anni 80 per l’album di Caetano “Outras Palavras”: una ballata dolcissima, notturna e carica di visioni che Veloso interpreta con l’ispirazione appassionata di quegli anni. La biografia di Cantuaria ruota quasi totalmente intorno alla sua carriera musicale: il personaggio e timido e schivo ma, a dispetto delle foto ufficiali dove appare sempre tra l’imbronciato e il meditativo, pare che nel privato conservi la malinconica allegria che è il comune denominatore dei brasiliani. Vive da un po’ di anni a New York dove collabora, molto coccolato, con il fior fiore dell’intellighenzia musicale: da David Byrne a Laurie Anderson passando per Bill Frisell, Arto Lindsay, Marc Ribot, Brian Eno, Angelique Kidjo. Di albums bellissimi ne ha fatti tanti, c’è davvero l’imbarazzo della scelta, ma io sono particolarmente legato al primo che ascoltai e che mi lasciò folgorato: Sol na Cara del 1996. Se dovessi accostarlo al lavoro di un cuoco creativo direi che siamo davanti a un capolavoro di destrutturazione di piatti tradizionali dove, in questo caso, la materia prima è la bossa nova e il fornitore ufficiale il “Grande Colpevole di Tutto” Tom Jobim. La devozione al maestro è profonda ma non basta a frenare la grande voglia di esplorare e rimescolare le carte di Cantuaria. La voce si è formata ascoltando fino al consumo fisico tutti i dischi dell’ altra grande icona Joao Gilberto: le note e le parole quasi sussurrate su un tappeto fatto di tecnica chitarristica sopraffina, elettronica garbata ma presente, effetti e percussioni inserite sempre al momento giusto per un insieme di sonorità dove la Bossa Nova viene rivoltata come un calzino, arricchita di suggestioni ma lasciandone inalterati sapore e riconoscibiltà. In Sol Na Cara la partenza è fulminante: Sem pisar no chao è una canzone d’amore da pelle d’oca costruita su accordi “desafinadi” di chitarra semiacustica e il lavoro al piano e all’elettronica del genio Ruichi Sakamoto; il signor Cantuaria non scherza neanche con le parole: testi molto poetici senza un filo di banalità. Non avevo pranzato, era sera e desideravo buon cibo e del vino all’altezza. Il viaggio era a metà e potevo solo immaginare… Sem pisar no chao mi ha fatto venire voglia dei miei Maltagliati impastati con la menta e conditi con il ragu di scorfano e zucchine; mentre la saliva si impossessava del mio palato e la canzone andava ho desiderato due dita dello Spumante da uve falanghina che lo champagnista Selosse ha curato per Feudi di San Gregorio. Bellissima Bottiglia! Nessuno al mondo come I brasiliani riesce a scrivere belle canzoni che parlano di football: Samba da Estrela è una struggente dichiarazione di amore e fede per il suo Botafogo… Mi sono chiesto: che ci mangerei e cosa ci berrei? Un filetto di muggine di mare aperto cotto a vapore accompagnato da una maionese di mango e da delle cozze gratinate al pepe rosso; il vino ancora bianco, il nuovissimo vermentino Miradas dell’azienda Murales dei miei amici Giuliana e Piero. La meta si avvicinava e nello stereo cresceva il klimax del disco con O grande lance e fazer romance; melodia su chiaroscuri dati da percussioni, le chitarre “lavorate” di Arto Lindsay e ancora Sakamoto che spennella il tutto di pianoforte e sinth con la sua maestria. La mia cena immaginaria sarebbe finita con un gelato allo yogurt condito con more fresche stramature e miele di cardo; sarei andato a letto con le note di O nome dela e la bocca invasa dalla fresca dolcezza di Quae il bel Nasco di Carloforte di Tanca Gioia. Segnatevi il nome: Vinicius Cantuaria da Manaus Brasile, il cd è Sol Na Cara; bella musica che può piacere ad ogni genere di pubblico perchè dentro c’è proprio di tutto…

1 Commento a “Cantuaria e la bossanova destrutturata”

  1. costanzo scrive:

    Chi, come me ti conosce bene Maestro , leggendo “…durante un lungo viaggio con l’ auto di mio figlio…” avrà pensato : chissà quanti semafori verdi sono diventati rossi e poi verdi e poi rossi senza che tu te ne sia accorto, rapito dalla magia dalla musica carioca….!!

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