LE PIETRE DI NUR

12 marzo 2011  |  di Piero Careddu

ALCUNE RIFLESSIONI SUL NUOVO ROMANZO DI VINDICE LECIS CHE AIUTA A CAPIRE MEGLIO MOMENTI INESPLORATI DEL NOSTRO PASSATO E DELLA NOSTRA IDENTITA’.

Le Pietre di Nur è un romanzo popolare nel senso più nobile e alto del termine. Lo è perché, aldilà della indiscutibile bravura narrativa dell’autore, è una storia che può essere letta da tutti i tipi di pubblico sardo e non, giovane e non, intellettuale e non. Io e Vindice ci conosciamo, ahinoi, da molti decenni e scoprirlo così bravo a raccontare una storia che si porta dentro implicazioni culturali dalle forme più disparate, è stata una piacevole sorpresa.
Romanzo d’azione, storia d’amore, trattato di un pezzo di storia di una Sardegna, ancora indipendente e libera, che inspiegabilmente non conosciamo perché nessun libro di storia ne parla in maniera approfondita. Quanti sardi sanno che la Civiltà Nuragica ha attraversato diversi secoli della Civiltà Mediterranea con un ruolo di primo piano dal punto di vista politico, economico e strategico? Temo pochissimi. La narrazione si sviluppa nell’ottavo secolo a. C. e racconta le vicende avventurose del Principato di Nur, porzione dell’allora variegato mondo nuragico localizzabile nella Sardegna nordoccidentale. Il vecchio e saggio Principe Serdon muore lasciando nelle mani del giovane Alvras le sorti di un regno minacciato da divisioni interne e dai primi segnali di espansione coloniale. Un’eredità pesante nel momento in cui Alvras si troverà a combattere tradimenti e ostacoli interni di ogni genere oltre a dover fronteggiare l’invadenza dei Fenici, già presenti da tempo sull’isola, ma soprattutto la minaccia militare ed economica rappresentata dalle ambizioni espansionistiche di una potenza giovane come Cartagine che bruciava le tappe nel calderone politico di quei tempi. Sullo sfondo della vicenda avventurosa, oltre all’appassionata storia d’amore tra Alvras e la bellissima maga-sacerdotessa delle acque Tulema, è interessante scoprire un mondo di nostri antenati che aveva avviato un complesso sistema “industriale” e di commercio costruito intorno alle costruzioni arrivate ai giorni nostri e diventate il simbolo stesso della nostra terra. Un libro che potrebbe offrire importanti spunti di riflessione a quei sardi che non si sentono disturbati da un’idea di Sardegna succube da millenni di colonialismo più o meno mascherato, ma soprattutto a coloro che si inventano indipendentisti dell’ultim’ora senza avere la più pallida idea dell’argomento.

LE PIETRE DI NUR – di Vindice Lecis
EDIZIONI ROBIN . 2011

TIRAMISU’ IN SARDO.

9 marzo 2011  |  di Piero Careddu

Un’amica mi ha chiesto di pubblicare la ricetta di un vecchio dolce degli anni dell’Antica Hostaria. Si trattava di una variazione sardizzata di un classico tiramisù. Siccome non ho mai amato il mascarpone mi ero inventato questa variazione dalle sfumature regionali di sicuro più fresca e meno stucchevole della versione classica.

TIRAMISU’ IN SARDO

- Setaccio 400 grammi di ricotta di pecora freschissima e di ottima qualità. Aggiungo 200 grammi di zucchero a velo e un cucchiaino raso da caffè di cannella in polvere. Mescolo bene con un mestolo di legno e aggiungo 5 cucchiai da minestra di mirto bianco. Lavoro fino a ottenere una crema fluida e liscia.

- Preparo una bagna fatta con 3/5 d’acqua naturale e 2/5 di mirto bianco

- Dopo aver cosparso il fondo di una pirofila con qualche cucchiaio di crema, sistemo i primi savoiardi sardi intrisi di bagna; finito lo strato cospargo ancora di crema procedendo così fino a riempire la pirofila. Completo prima di servire con una spolverata di cacao amaro.

Può essere preparato in coppette di vetro monoporzione.

CONIGLIO DIMENTICATO

8 marzo 2011  |  di Piero Careddu


Il coniglio è una di quelle carni che i sardi sembrano snobbare se non addirittura aver dimenticato. Eppure facendo un minimo di ricerca storica, partendo da ricettari di fine 700 sino agli anni ’50 del secolo scorso, è possibile imbattersi in numerose e stimolanti preparazioni che trattano questo cibo soprattutto in forma di stufati con utilizzo di complementi che spaziano dalle erbe boschive all’aromatica vernaccia dell’oristanese. Vi propongo una mia idea di preparazione del coniglio che ha di difficile solo la parte relativa al disosso: è un problema che potrete facilmente superare facendovi preparare l’animale dal vostro macellaio di fiducia.
SCHIENA DI CONIGLIO RIPIENA DI PROSCIUTTO PEPATO E FINOCCHIETTO CON INDIVIA RICCIA SALTATA ALL’AGLIO E CIPOLLE ROSSE GLASSATE.- Continua »

sardegna bella e malata!

4 marzo 2011  |  di Piero Careddu