LA SIGNORA DEL CAGNULARI

6 maggio 2010  |  di Piero Careddu

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LA SIGNORA DEL CAGNULARI. Divagazioni in vigna con Giovanna Chessa.
Passare un sabato mattina con Giovanna Chessa, tra cantina e vigna, ha l’effetto di una seduta di yoga.  Il mix di calma e dolcezza che contiene ogni suo gesto e parola ha la capacità di rilassarti soprattutto quando racconta il suo rapporto con la campagna, la vite, gli animali. Siamo nella vigna Sant’Andria, uno dei suoi due prestigiosi cru di vermentino, quando mi indica un anfratto in alto dietro la casa coloniale: “Li vedi quegli alberi lassù in mezzo alle rocce? Ci sono i nidi dei falchetti; quando ero bambina ero riuscita ad addomesticarne uno. Non ci crederai ma si comportava come un cane da guardia: ogni volta che si avvicinava un estraneo si metteva a gridare con il suo particolare verso…”.  Trentasette anni  ben portati, felicemente single, segno del Toro. Del suo segno zodiacale ha tutti i connotati caratteriali: calma, tenacia, forza di volontà e il saper aspettare senza forzare i tempi alla ricerca ossessionata del successo. “Sono attualmente single per rispetto nei confronti di qualsiasi ipotetico compagno; la mia azienda è relativamente giovane, imbottiglio da cinque anni e il lavoro assorbe la quasi totalità della mia vita. Non ho tempo di pensare a niente che non sia il mio vino e tutto ciò che lo circonda dal lavoro in vigna alla vinificazione, con tutte le problematiche legate alla vendita e alla comunicazione. Un rapporto sentimentale va coltivato con quella presenza fisica che per ora non sarei in grado di garantire”.  Giriamo col fuoristrada per sentieri a me sconosciuti, scoprendo angoli di campagna a cavallo tra Usini, Ossi e Tissi: territorio di bellezza struggente eppure ancora così poco conosciuto. “Giovanna, vado sostenendo da anni che Usini avrebbe tutte le carte in regola per diventare una piccola California italiana. Grandi vini, ambiente ancora pulito, il mare a un passo. Dovrebbe essere un’esplosione di iniziative artistiche ed enogastronomiche, ristoranti e resort. Perché non succede?”  “I sardi sono bella gente ma hanno una storica difficoltà a fare quadrato per portare avanti i propri interessi  in modo unitario e noi usinesi non sfuggiamo a questa logica autolesionistica. Fra produttori abbiamo tutti rapporti molto cordiali ma ognuno zappa il proprio orticello e l’idea di formare qualcosa che ricordi vagamente un consorzio è molto lontana”.  “Il tuo amore per l’ambiente mi porta a chiederti che rapporto hai con la chimica in vigna e se pensi che passo dopo passo si possa arrivare a fare dei vini completamente naturali dato che è il futuro del pianeta a chiedercelo”. “Tocchi un tasto per me dolente… Mi piacerebbe sperimentare oltre quello che già faccio nel mio piccolo ma devi scontrarti con un mercato che ti chiede vini con determinate caratteristiche. Quando hai davanti una macchina imbottigliatrice da centomila euro, da finire di pagare, non puoi caricarti di troppi azzardi. Però posso dirti che il mio Mattariga nasce da una macerazione sulle bucce di una parte delle uve e il moscato  Kentales  non viene filtrato. L’utilizzo dei sistemici è veramente minimo e sto andando a scalare di anno in anno.  Come vedi oltre ad essere d’accordo con te mi sto ponendo il problema e conto di arrivare pian pianino a fare anche vini diversi e più stimolanti.” La vigna di Mattariga è stata lavorata da poco e si presenta ai nostri occhi ordinatissima e senza un filo d’erba. “Da bambina la cosa che più mi affascinava delle vigne era la perfetta geometria dei filari e ancora oggi mi porto dietro la mania della perfezione delle spalliere che devono essere a filo e perfettamente parallele”. “Che ricordo hai del tuo primo bicchiere di vino?”   “Avevo quattordici anni ed ero ad un addio al nubilato di una cugina. Assaggiai con poca convinzione prima un vermentino e poi un rosso: mi accorsi subito che il vino era un qualcosa di molto più buono di quanto immaginassi”  Ritorniamo nella cantina che si trova all’ingresso del paese:  locale non troppo grande ma ordinatissimo e ben attrezzato dove Giovanna mi fa assaggiare alcune cose “en primeur”.  Il nuovo Cagnulari appena imbottigliato è il migliore prodotto da Giovanna  finora:  profumato e con quel carattere ribelle e anticonformista tipico del vitigno; quando lo bevi sembra volerti dire con aria sprezzante: io sono così , se ti piaccio bene si nono ti la leas in culu!   La padrona di casa mi versa un poco di Mattariga 2009 che già ho sentito al Vinitaly e mi conferma il suo non essere pronto. Le chiedo se  posso sentire il 2008. L’assaggio è di quelli sorprendenti: il vermentino ha vissuto  un’evoluzione dove eleganza e mineralità l’hanno reso uno dei  vini bianchi più interessanti  degli ultimi tempi! “Giò, assaggiando il Mattariga con due anni alle spalle si ripropone il problema della delirante tendenza a mettere i bianchi sul mercato subito dopo la vendemmia.  Questo 2008 sta raggiungendo vette di rotondità, complessità e finezza che mi hanno spiazzato e ha, secondo me, ancora una vita lunghissima davanti. Allora mi chiedo perché hai già imbottigliato il 2009? “Ancora una volta devo dirti che sono perfettamente d’accordo con te ma…. Maledetto mercato! C’è tanta ignoranza intorno al vino!  Tutti chiedono vini bianchi giallini, perfettamente trasparenti e appena vendemmiati! C’è da fare ancora un lungo lavoro di educazione al gusto.”  Gli assaggi proseguono tra Lugherra, uvaggio di cannonau e cagnulari e il dolce e aromatico Kentales, tutto in un atmosfera molto british  fino a che arriva il momento dei saluti.  Questa ragazza ti da l’impressione di essere fragile solo nei primi minuti di conoscenza. In realtà è donna dalle idee chiarissime, dagli obbiettivi ben definiti e dalla quale ci dobbiamo aspettare grandi sorprese.  Le chiedo se alla prossima vendemmia mi regala un esperimento di bianco non filtrato e con macerazione lunga su bucce e raspi. Ride divertita: “Si ma solo poche bottiglie per te… ancora non sono pronta per la guerra!”.
• AZIENDA VITIVINICOLA CHESSA
• Via San Giorgio
• 07049 USINI (ss)
• Tel. 3283747069 –
info@cantinechessa.it
• www.cantinechessa.it

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2 Commenti a “LA SIGNORA DEL CAGNULARI”

  1. Michele scrive:

    Titolo giustissimo. Non capisco molto di vini, però il Cagnulari di Chessa è qualcosa di rilassante, yes proprio rilassante; difficile spiegare il retrogusto, consiglio di assaggiarlo, merita davvero.

  2. Emilia scrive:

    Vivo lontano dalla mia Sardegna per lavoro, ma quando arriva la nostalgia e voglio risentirne il profumo, il Cagnulari di Chessa, mi riporta in un aria familiare da condividere con gli amici. Nelle mie cene qui in Piemonte non rimango mai senza perchè ormai anche i miei colleghi torinesi lo conoscono! E non solo il Cagnulari, ma anche il doce Kentàles, che con il suo colore dorato illumina le nebbiose serate invernali.

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