Archivio della Categoria Canzoni ubriache

IL FIUME DEL GENNARGENTU E IL VINO DI ANNA

4 maggio 2015  |  di Antonio Canu

Non so che viso abbia né come si chiami, quanti anni abbia visto, di che colore i suoi capelli. So solo quello che ho sentito: sei brani di spettrale  country-backwood-rural blues pubblicati con il moniker River of Gennargentu all’inizio del 2015 in cento copie numerate di un mini cd intitolato “Taloro Ep” inciso per quei fenomeni della Talk About Records. (continua…)

BELLI, ECCITANTI E SFACCIATAMENTE DERIVATIVI: I NUOVI LUX E IL MOSCOW MULE

27 gennaio 2015  |  di Antonio Canu

Me ne stavo bello tranquillo, in piena botta nostalgica leccandomi le ferite dovute al rientro da un recente viaggio, a farmi cullare da un triplo cd che raccoglie le migliori canzoni messicane dei primi decenni del secolo scorso, ancora nel naso ed in bocca aromi e sapore intenso ma raffinatissimo della Tequila reposado artigianale che Don Fernando offre solo ai veri appassionati a Mahahual, estremo sud del Quintana Roo davanti al mare del Caribe, quando mi arriva l’advanced press tape del nuovo cd dei Lux.
Un forte calcio in culo di puntazza dato con gli anfibi che mi riporta alla realtà. (continua…)

DOLCE NATURALE: SAMBA, CARTOLA E IL BARROSU DI MONTISCI.

11 dicembre 2014  |  di Antonio Canu

Cartola, il Divino Cartola, nato Angenor de Oliveira a Rio de Janeiro nell’ottobre del 1908, seppure da molti considerato il più grande sambista della storia della musica brasiliana, incise il suo primo disco solo nel 1974 a 66 anni. È più vecchio di come direbbero i suoi anni quando, dopo decenni di composizioni di samba che hanno fatto la storia, fissa su disco alcune delle sue canzoni. (continua…)

Organic music & organic wine: Don Cherry e Les Gains de Maligné

1 novembre 2014  |  di Antonio Canu

We can be in tune with time, we can be a slave to time or we can be in total aspiration trying to catch time.

There must be a fourth way: to flow with time. This is the organic way, the way of the organic society: to flow with time”

(Don Cherry – “Relativity Suite”)

<<Questo non è un disco jazz. Questa è la musica di un rituale. Ogni somiglianza con il jazz è puramente casuale e incidentale. Questo è il suono dell’utopia, dell’uguaglianza, del sogno egalitario universale, della terra, dell’acqua e delle forze vitali nelle loro varie forme. (…) È il suono del respiro, della comunità, della socialità e, fondamentalmente, del popolo. Un suono nel quale ci si preoccupa poco di fedeltà audio o di virtuosismo. Tutto ciò che importa è il momento dell’espressione, il momento della creazione e lo spazio comune che la musica rivela.>> (Dan Ruccia).

Dopo la perfetta recensione di Dan Ruccia della quale abbiamo appena citato un frammento, uscita nel 2012 su Dusted al momento della prima ristampa in digitale di “Organic Music Society” doppio LP di Don Cherry uscito originariamente nel 1972 ed introvabile da anni, potrebbe non esserci più alcunché da scrivere e aggiungere. (continua…)