I Fat Freddys Drop e l’ital food di Saccheddu

12 marzo 2009  |  di Antonio Canu e Giuseppe Marongiu

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Giuseppe Marongiu è un giornalista. Bravo. Molto. E, a dispetto della giovane età, è un giornalista vecchio stile. Di quelli che in testa alla lista delle spese sostenute per inseguire il proprio fiuto hanno le suole delle scarpe e l’acquisto di bloc notes e penne bic. Giuseppe sostiene di non capire di musica e di non saper scrivere su questo argomento. L’articolo che segue, che ci ha gentilmente inviato, lo smentisce: stile, punteggiatura, ritmo e storia SONO musica. Riproducono esattamente la musica che c’è nel disco di cui parla. Tanto che intervenire in coda al suo articolo come da lui richiestomi mi sembra superfluo. Non parlerò del disco perciò, ma solo degli abbinamenti enogastronomici. (a.c.)

il cd è “based on a true story”, dei fat freddys drop. il furbo aveva deciso di incastrarsi nella mia vecchia autoradio e morirsene lì. la vergogna andava avanti da qualcosa come due anni e mezzo almeno. un giorno di particolare energia, con l’aiuto di amici ho asportato il kenwood, un’impresa di cacciaviti e orecchio di cui sono stato solo testimone, poi il cd con azioni delicatissime è venuto alla luce, vivo, blu come lo ricordavo, un po’ avion con una punta di barca marrone in uno spicchio. abbiamo piazzato un altro datato apparecchio per cd, acceso, inserito il tondo blu. niente. non va. anche la radio dopo poco tira gli ultimi bip e crolla. punto e a capo. la bara d’acciaio viene estratta dall’auto. altri complicati passaggi e finalmente il cd finisce in un lettore funzionante. perfetto. ernie, dark days, roady e hope fra le mie canzoni preferite. ho sempre ascoltato bella musica solo per sbaglio: quando scelgo un cd sgarro, sempre. questo invece mi è stato regalato e mi sembra davvero un bel regalo. vorrei sapere cosa pensate di questo cd. poi perché e quali tipi di musica decidono a un certo punto di nascondersi o morire dentro le radio e cosa si potrebbe mangiare quando uno ha la fortuna che le canzoni facciano ritorno a casa.
giuseppe

Allora, il disco di questa straordinaria banda neozelandese è una meraviglia e ringrazierò in eterno Giuseppe per avermelo fatto scoprire. Visto che insieme a jazz, soul, funk, beats e electronic grooves, ciò che contiene maggiormente sono reggae e dub ciò che ci si dovrebbe mangiare su è ital food, il cibo jamaicano scelto, mondato, preparato  e cotto con rispetto dei dettami rasta e composto da ingredienti assolutamente naturali. Poichè siamo quì, in un’altra isola, proporrei una versione sarda di tale cucina prevalentemente vegetariana. E dunque: omelette baveuse con uova di gallina ruspante e asparagi di Saccheddu, uova di gallina ruspante strapazzate con cipollotti selvatici e borragine sempre dall’agro di Saccheddu e infine un risotto all’ortica anch’essa raccolta nel medesimo sito nella Nurra di Sassari. Quanto sopra preparato dallo stesso Giuseppe e innaffiato dai vini di Gianfranco Manca con predilezione per alcuni litri del meraviglioso Mariposa. Non so, infine, perchè certi tipi di musica decidano di nascondersi e morire nelle autoradio. Ma credo sia una bella domanda da porsi. Di questi tempi.
Antonio

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