un sigaro rivoluzionario (per Luis Carrasco, Silvio Rodriguez e Frank Delgado)

19 maggio 2010  |  di Antonio Canu

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Ho degustato l’habano per questa puntata di “zona fumatori” ascoltando l’enfatica cagnara dei media nazionali sulla situazione dei dissidenti cubani. Radio, tv e giornali parlavano abbondantemente dell’ <<orribile dittatura castrista>> ignorando di aver dimenticato di parlare, oggi e in questi ultimi anni, dei dissidenti di molti altri paesi con cui l’occidente intrattiene ottimi rapporti trattandoli come campioni di democrazia, delle migliaia di prigionieri politici che democraticamente marciscono, subiscono torture e muoiono nelle carceri di Colombia, Perù e Messico, degli insegnanti di Oaxaca o degli indios (donne, vecchi e bambini) di Acateal che vengono democraticamente massacrati in Messico, degli aguzzini riciclati delle dittature degli anni ‘80  che democraticamente siedono in molti dei parlamenti del centro e del sud America.
Mentre fumavo – il sigaro è un pericoloso attivatore di riflessione – ho pensato ad un mio viaggio fatto a Cuba un po’ di anni fa. Durante il mio soggiorno all’Habana abitai per un po’ di giorni nel quartiere del Nuevo Vedado a casa di Luis un anziano ingegnere idraulico. Quando trionfò la Rivoluzione lui era un ragazzo semi analfabeta che a mala pena sapeva scrivere il suo nome e i suoi genitori erano due contadini trattati dai terratenientes come due servi della gleba. Grazie alla rivoluzione, mi disse Luis, ha studiato, è diventato ingegnere idraulico e – aggiunse orgoglioso – tutta l’acqua che scorre nel nord della provincia dell’Habana scorre in impianti progettati da lui. Alle mie obiezioni sugli errori e gli aspetti negativi del sistema cubano (gli aspetti positivi sono evidenti a chiunque visiti e guardi Cuba con obiettività e onestà intellettuale, senza pregiudizi e magari facendo il confronto tra come i bambini vivono a Cuba, per quanto tempo vivono – la mortalità infantile a Cuba è pari a quella della Svezia! -, come si acculturano e come crescono e paragoni ciò a qualsiasi altro paese sudamericano ben più grande, ricco e “democratico” dell’isoletta caraibica) rispondeva che Cuba non è perfetta. Cuba – disse ancora Luis – è una piccola isola accerchiata e con poche risorse. Un’isola da tempo sola e con pochissimi amici. Cuba è un laboratorio di rivoluzione permanente, dove si sperimenta l’hombre nuevo, dove si fanno esperimenti di un modo di vivere che sia il più giusto possibile, una società dove tutti hanno il diritto alla salute, all’istruzione, al cibo. E non tutti gli esperimenti riescono e a volte si va per tentativi e si sbaglia. L’obiettivo non è smettere di fare errori, aggiungeva Luis, ma la rivoluzione morirà quando smetteremo di indivuduarli e correggerli.
E ho pensato, sigaro tra le dita, a due film cubani, “Fragole e cioccolato” e “Guantanamera”, molto critici col sistema, ricordando però ciò che molti ignorano o fingono di ignorare; e cioè che entrambi i film sono stati girati a Cuba ed interamente finanziati dall’”antidemocratico” Ministero della Cultura del Governo di Castro.
A questo pensavo mentre fumavo il mio habano, ascoltando la musica di Silvio Rodriguez e Frank Delgato, due grandi cantautori cubani uno vecchio e uno giovane molto critici – seppure da sinistra – con la burocrazia e le storture della rivoluzione, ma che pensano che gli errori vadano corretti per perpetrare il sogno rivoluzionario non per abatterlo come vorrebbero molti dei dissidenti al soldo degli USA.
A questo pensavo mentre fumavo il:
BOLIVAR PETIT BELICOSO
Ediciòn Limitada 2009
Vitola: figurado (campana)
Lunghezza: 125 mm – Ring Gauge: 52
Anche Bolivar dunque si affaccia nel salotto buono delle Edizioni Limitate con questo piccolo figurado fatto con foglie di tabacco di fascia, sottofascia e tripa invecchiate almeno 3 anni. E la fa con un sigaro vigoroso per intenditori esperti e apassionati di sigari spigolosi e di grande personalità.
La capa color cioccolato, liscia e finitita con precisione sulla testa ad ogiva, è un esempio della perfezione dell’arte sigaraia cubana. Da spento evidenzia, con un tiraggio perfetto, sentori pepati, terrosi e di legni pregiati. Appena acceso esibisce, sfrontato, una fumata ampia, generosa e un po’ aggressiva ricca di richiami al pane tostato bruciacchiato e ai dolci lievitati da forno. Poi, subito, sentori legnosi e di caffè macinato. Nel finale del secondo terzo la forza si riequilibra e la fumata si fa più rotonda e morbida, addolcendosi di cioccolato e miele in un finale che appaga solo in parte e fa venire quasi voglia di accenderne subito un altro. Un sigaro d’eccellenza ai massimi livelli nella produzione cubana odierna. La mia recente e incontenibile attrazione per le grandi birre artigianali mi spinge a sostituire l’abbinamento perfetto (e convenzionale) con un grande Cognac con l’accompagnamento di una birra stellare: la Imperial Stout dell’Old Brewery Samuel Smith di Tadcaster nello Yorkshire. Scura di intenso nero, con una schiuma caffelatte che richiama il sigaro anche nel colore meriterebbe due pagine di descrizione tanto è ricca al naso e in bocca e si rivela abbinamento insuperabile con il Petit Belicoso.

2 Commenti a “un sigaro rivoluzionario (per Luis Carrasco, Silvio Rodriguez e Frank Delgado)”

  1. piero scrive:

    Antò, rileggevo l’articolo (fumando la nuova tipologia di toscano che i monopoli hanno chiamato Modigliani in onore del grande artista). Pensavo a chi, come si dice da noi, ha i detti e chi ha i fatti. La tanto chiaccherata mancanza di libertà di espressione del popolo cubano deve avere stimolato il proverbiale spirito di competizione del governo italiano. Per non essere indietro a nessuno ecco questa fantastica legge sulle intercettazioni. Alla faccia della libertà di opinione! Così ora possiamo sentirci anche noi vicini all’oppressa Cuba.

  2. presenza morena scrive:

    Sarà che era domenica, ma ieri anche a casa mia si degustava il sigaro…un rituale fra amici collegati di qualche modo alla mayor de las antillas. Eppure si parlava di Cuba, come sempre. I giovani aggrappandoci alle mancanze economiche e gli errori politici che ci hanno fatto emigrare… ma c’era pure la mamma di una di noi che con decisione ci tagliò la strada! Una mamma di “monte adentro” che parla tre lingue e ha una cultura generale da brivido, grazie allo “sperimento” nonostante sia una semplice sarta. Una che vive ancora a Cuba (guai a proporgli qualcosa di diverso!)….

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