Il Mojito dentro il dolce.

5 novembre 2008  |  di Piero Careddu

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 SFOGLIA CON CREMA AL MOJITO, CIOCCOLATINO AL RON E SCIROPPO DI FRUTTI DI BOSCO.

Durante un fine serata della passata estate, dopo una massacrante giornata di lavoro, osservavo con un bichiere in mano e un sigaro che si consumava lentamente, il modo di bere monotematico dei giovani: mojito, cuba libre, cuba libre e mojito insieme a qualche altro intruglio colorato che giovani barman sudati preparavano con gestualità nevrotica. Meno male che c’era il mio amico Marco Porcelli che ogni tanto tirava fuori qualcuna delle sue magie: Marco è uno dei più grandi barman che abbia incontrato sulla mia strada e ne ho visti…! Non che il Mojito, quando è ben fatto, sia un cattivo drink, anzi!, ma berne più di uno nel giro di un’ora me lo fa sentire stucchevole; per questo che faccio fatica a capire la sbronza di mojito. Comunque, durante quel famoso fine serata di cui parlavo all’inizio, guardando quell’enorme quantità di mojitos che circolavano penso: “Chissà come sarebbe un dolce che riprende tutti le sfumature e gli equilibri del drink tanto amato da Hemingway?…” E così e nato questo simpatico e facile dolce.

SFOGLIATA ALLA CREMA DI MOJITO CON SCIROPPO DI FRUTTI DI BOSCO E CIOCCOLATINO AL RON.

Ovviamente non vi do la ricetta della pasta sfoglia perchè è una preparazione lunga e sono certo che nessuno di voi ne avrebbe tempo e voglia, perciò acquistate una confezione di sfoglia pronta surgelata che garantisce comunque un buon risultato; naturalmente la metterete a scongelare un’oretta prima a temperatura ambiente. Appena pronta stendetela su un ripiano infarinato e con un mattarello fate delle sfoglie da 2 millimetri. Tagliate dei rettangoli da circa 20 centimetrie e metteteli in forno a 180 gradi per 15 minuti cosparsi di zucchero a velo che si caramellerà e farà assumere alla sfoglia un bell’aspetto lucido ambrato.

Per la crema al Mojito: in una terrina lavorate con una frusta 4 rossi d’uovo con 100 grammi di zucchero fino a ottenere un cromatismo biancastro; continuando a lavorare incorporate 75 grammi di farina; aggiungete 400 grammi di latte a temperatura ambiente e incorporate al composto. aggiungete 40 grammi di ron bianco e una grattata di buccia di lime. Cuocete a fiamma bassa mescolando con mestolo di legno fino a che non prenderà una consistenza liscia e cremosa. Fate raffreddare. Mentre si raffredda mettete a macerare nel composto un ramo di menta fresca che toglierete una volta raggiunta la temperatura ambiente.

Fate sciogliere a bagnomaria 100 grammi di cioccolato fondente, aggiungete 30 grammi di ron ambrato e riempite dei piccoli stampini ottenendo dei cioccolatini. Mettete in frigo e sformate al momento del servizio.

Per lo sciroppo : cuocete per 4 minuti dal bollore 100 grammi di frutti di bosco con 50 grammi di zucchero; passate con un colino fine e fate raffreddare.

Nei singoli piatti di portata sbricciolate grossolanamente un pezzo di pasta sfoglia e poggiateci sopra una bella cucchiaiata di crema, continuate a fare strati fino a quattro; cospargete di zucchero a velo, affiancate il cioccolatino e sgocciolate di sciroppo. Servite con uno spumante dolce da uve moscato.

5 Commenti a “Il Mojito dentro il dolce.”

  1. antonio canu scrive:

    Maestro, non mi dilungo nel parlare dei tuoi dolci (tuoi e di Laura, in verita’) perche’ altrimenti mi accusi di farti troppi complimenti.
    Vorrei invece parlare del perfetto Martini Cocktail “Montgomery style” che mi ha fatto il grande Marco come aperitivo quando sono venuto a trovarti al Bal Harbour.
    Su questa bevanda, peraltro anchessa amata da Hemingway in questa versione, si misura a mio parere la qualita’ di un barman. E quello di marco era di sublime perfezione!
    Saluti a marco se ci legge.

  2. tamara scrive:

    Piero ma tu sei uno strego! io adoro il mojito! Soprattutto d’estate e soprattutto quando ripenso alle mie fughe-vacanze sperdute nell’ombelico del mondo…a cuba ad annusare la vita all’insù, coi i colori e i profumi magici. Alla mitica onda che sbatte nel parapetto della strada, alla gioia nei vicoli pieni di fumo coronas dei torciador e negli occhi neri e lucidi dei ragazzi che ballano…a quando disperatamente ho cercato di contare gli stemmi sulla giacca del vecchio barman al el floridita…tracce di un hemingway ubriaco e bellissimo che barcolla sotto il suo cappello fino al triste posto contrassegnato su una sedia decò all’harry’s bar di venezia, con vista su canal grande.. “il colonello Cantwell raccoglie in sè tutti i pugilisti,cacciatori,bevitori e soldati insieme”!

  3. antonio canu scrive:

    Cazzo Tammy cosa mi hai ricordato! Quel barman del Floridita si chiama Roni ed è il perfetto alchimista che fa il miglior daiquiri al mondo…e anche il più caro di Cuba. Ma ne vale la pena di spenderli quei soldi per stordirsi di daiquiri accompagnati dalle mitiche chicharritas…ah Cuba, Cuba…quanto mi manchi. Pero volverè un dia…

  4. tamara scrive:

    LO stesso. Lo stesso inebriante profumo alle 6 di mattina al mercato degli indios a san cristobal de las casas…le stesse schiene curve …l’orgoglio zapatista non stà tutto in una piccola borsa di armandillo mai comprata…stasera lo berrò stò benedetto mojito, sicuramente una ciofeca cittadina, ma giuro che chiuderò gli occhi e spererò in quell’alba…mitico Piero che con le sue ricette scuote le budella!…a Lei Presidente le mie freccie forgiate dagli Lacandoni gelosamente custodite!!!

  5. Tore Cherchi scrive:

    Assagiato oggi per la prima volta, grande dolce delcato e sincero degno della maestria di Piero e Laura. Non vi dico dei ceci neri alla prossima !!!!!!!!

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