ORANGE CANNONAU PUSOLE

20 ottobre 2016  |  di Piero Careddu

STORIA DI UN VINO ARANCIONE E DI UN’UVA CHE NON ESISTE

Un po’ mi imbarazza scrivere dei vini di Pusole. Negli ultimi anni è quello più presente nelle mie pagine sparse qua e là. Si, gli voglio bene, anche perché credo venga proprio male non stimare una persona come Roberto ma, aldilà di questo, il problema è che ogni volta che assaggio qualcosa di nuovo, lo stupore è la prima reazione. Avevo provato questo “Cannonau Bianco” (poi spiego il virgolettato) poco meno di due anni fa nella versione sperimentale, esattamente quella realizzata senza macerazione sulle bucce. Era una strana creatura, concettualmente allo stato poco più che embrionale, ma già beverina e che lasciava intuire qualcosa di importante. Quando Lui mi parlava di quest’uva, e di quello che poteva dare, si capiva che ci credeva sul serio ma, allo stesso tempo, trasmetteva una qualche paura di prendere una cantonata. In realtà il Cannonau Bianco in quanto uva non esiste,  se non come modo di chiamare un vitigno autoctono presente in quella parte di Ogliastra tra Baunei, Lotzorai e Santa Maria Navarrese.  Un uva non classificata geneticamente (sta per uscire uno studio accurato) e sulla quale ancora oggi è difficile andare oltre delle supposizioni: una delle più consolidate è che si tratti di un innesto spontaneo tra Cannonau e Galoppo. Ma quanto ce ne importa, a noi beoni, delle origini del Cannonau Bianco e del suo Dna? Noi il vino lo beviamo e ne parliamo soprattutto dopo che esce dalla bottiglia. Ed ecco che nel 2015, i fratelli Pusole decidono di produrre questo vino lasciando il mosto a contatto con le bucce per ben una decina di giorni: scelta coraggiosa, difficile, decisamente controcorrente in un territorio poco avvezzo a produrre bianchi e dove quei pochi imbottigliati sono, chi più chi meno, prodotti market-oriented. Ne è venuto fuori un vero e proprio orange-wine che vi consiglio di provare, se non altro per uscire fuori dalla routine dei bianchi fighetti-perfetti e prendere atto che ci sono altri modi di fare vino.

OGLIASTRA 2015 I.g.t. Cantina Pusole – Baunei

Il colore è oro vecchio con nuances di mandarino e una leggerissima velatura che lo rende ai miei occhi più vivo e vero. Il naso è un viaggio tra i corridoi in penombra di una kasbah dove vaniglia e curcuma rincorrono suggestioni di camomilla, fichi e tamarindo su un tappeto di richiami alla clorofilla e alla brezza marina. In bocca si manifesta pieno e aristocratico con residui di ruvidezza tannica che giocano all’altalena con l’importante apporto dell’alcool. Freschezza e sapidità dietro le quinte a dare un bel contributo di scorrevolezza. Impressionante lunghezza aromatica e sensazioni retronasali di pane fresco appena sfornato. Un vino da mettere a tavola con tante possibilità di accostamenti e per i più svariati tipi di cucine. Zuppe di legumi speziate, paste fresche con condimenti saporosi, pesci grassi alla griglia, carni ovine, formaggi di stagionatura medio –lunga e anche qualche dolce non troppo dolce.

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