BALLA E PENSA: BARRIO SUD E PILSNER HORO

20 dicembre 2010  |  di Antonio Canu

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Di “Gioia e rivoluzione” parlarono per primi gli Area. “Balla e pienza” era un battagliero motto musical-politico napoletano degli anni ’90. “Free your mind and your ass will follow”, oltre che il titolo di un mitico disco dei Funkadelic,  è uno slogan afroamericano che cambia l’ordine degli addendi con il medesimo senso. E cioè che lo scrollare delle natiche a tempo non solo non è in contrasto ma è complementare all’impegno militante e, dunque,  impegno politico e divertimento sono tuttaltro che cose distinte, anzi si potenziano a vicenda.

 
A conferma di quanto sopra ci arriva “El viaje” il primo cd dei Barrio Sud, affollato combo con base a Sassari, uscito da alcuni mesi e da allora in perenne heavy rotation su ogni apparecchio che mi capita a tiro in grado di leggere un cd. Il piatto è vario assai e ricco di spezie: i testi militanti ed efficaci di Gianni Tetti, che è anche la voce di carta vetrata della band, e una musica imballata di influenze di suoni latini, reggae e dub, ska, salsa e ritmi cubani, hip hop e moderno spirito urban. Insomma un lavoro che si colloca, e non al posto di comprimario, in quel meraviglioso universo “post-Manonegra” talmente vasto e vario da farsi genere a sé e nel quale hanno scorrazzato Sergent Garcia, Los de abajo, Amparanoia, Spook and the Guay, Fratelli di Soledad, Macaco, e mille altri musicisti infettati dal morbo del “ridere e lottare” della moltitudine. E in questo universo i Barrio Sud ci entrano da protagonisti con un suono, degli arrangiamenti ed una maturità e coesione musicale impensabile per un disco d’esordio. E con dieci brani tutti talmente belli e travolgenti che si fa fatica a segliere il migliore.
Il titolo del cd, il viaggio, è perfetto per una serie di brani che sembrano la colonna sonora ideale per un tragitto in autobus lungo la strada 190, la mitica Panamericana. Dopo la partenza di “Dialogue thing” caraterizzata dallo scratching di dj Ganga, già “La corporacion” con lo scintillare dei fiati, l’incalzare delle eprcussioni e la fisa di fabio Manconi a dare un tocco mex  e “Sem Terra”, stupendo latin reggae con stilosissimi break di brasilian jazz, dicono tutto delle meraviglie meticce che ci aspettano nel prosieguo del cd nel quale la mezcla parla orltre che in spagnolo, in inglese, italiano e sardo. Sembra quasi impossibile che tutta questa ricchezza di suoni e suggestioni della più disparata provenienza riescano a stare insieme così compatti e perfetti. Il filo che li unisce così bene sta forse, oltre che nella bravura di tutti i musicisti, nello stilosissimo non appariscente ma essenziale lavoro di Francesco Simula alla chitarra e al tres e, soprattutto, nel suono e nel ritmo dei timbales del maestro Pavel Hernandez (iboru iboya, hermanito) motore percussivo di questa gioiosa macchina da guerra e festa che sono i Barrio Sud.
L’abbinamento alcolico perfetto è con grandi quantità di una sudicia birra industriale cubana, la Cristal, tanto meravigliosamente perfetta se la si beve nel caldo della notte tropicale all’Havana, a Matanzas o a Vinales quanto scialba ed insignificante bevuta da questa parte del mondo. Dunque se vi sarà impossibile realizzare l’abbinamento Barrio Sud-Cuba-Cristal, sostituite pure la Cristal con una spina di una meravigliosa birra sarda: la Pilsner artigianale del birrifico Horo di Sedilo. L’amaro della pils e il dolce dei Barrio Sud e vi sembrerà di essere in sud America anche in questo piovoso inverno sassarese che avanza.

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