FILIGHE, La felce nel bicchiere.
FILIGHE
Vermentino di Sardegna Brut
Spumante a Medodo Classico
Azienda Agricola Cherchi – Usini (SS)
Uno Spumante a Metodo Classico da uve vermentino nato dal genio creativo di Tore Cherchi e Piero Cella con la benezione del grande vecchio del vino sardo Billia Cherchi. I Cherchi non si siedono, non vivono della rendita accumulata negli anni ma osano, rischiano, si mettono in gioco. E per ora gli va sempre bene! Un altro gioiellino di quelli che non ti lasciano indifferente, che ti fanno pensare, discutere e soprattutto si lasciano bere con grande piacere.
Il vino cresce di mese in mese. Ho fatto tre assaggi a distanza di un mese l’uno dall’altro. All’assaggio veronese del Vinitaly presentava ancora la nervosità dell’imbottigliamento recente. A Marone, durante la cena di rappresentanza della Regione Sardegna, fece un figurone nel cuore della Franciacorta patria delle bollicine d’Italia. Oggi 30 giugno la degustazione mi ha dato un vino dai riflessi verdognoli, lucente e ricco di perlage minuto e continuo. Sensazioni olfattive di buona ampiezza con eleganti suggestioni vegetali dove emergono la felce col sottobosco estivo umido e fragrante. Frutta acerba e brezza marina chiudono un profilo olfattivo molto originale. In bocca è ricco e importante con sensazioni morbide che si rincorrono con una bella freschezza citrina e una giusta sapidità. Lunga persistenza aromatica dove tornano in fase retronasale tutti i ricordi dell’esame olfattivo. Finale largo e appagante che richiama con forza il bicchiere successivo. Da accostare con frutti di mare scottati, crostacei in umido, pesci grassi alla griglia, finger-food saporiti da aperitivo.
2 luglio 2010 alle 09:58
Filighe… è il nome di una vigna di Cossoine… mi è sempre piaciuto…
2 luglio 2010 alle 10:04
giovà, questo spumante lo hai assaggiato?
2 luglio 2010 alle 10:05
sono fiero della foto che ho scattato a Billia!
2 luglio 2010 alle 11:28
Grande Mastru, grandi Cherchi! Non vedo l’ora di assaggiarlo. Circa la foto è un piccolo capolavoro con quella botticella che sembra una tumbadora.
Long live tiu Billia, long live Cherchi’s wines, long live rock’n'roll!!!
2 luglio 2010 alle 14:40
no piè! eh…
2 luglio 2010 alle 15:43
Grande… zio BIllia…..
2 luglio 2010 alle 18:18
E già .. Cherchi è un grande ,non si sbaglia mai!!!!
ottimo prodotto. ma d’altronde sono anni che fanno dei prodotti
eccezionali…:-)
3 luglio 2010 alle 18:30
Filighe può sembrare un nome strano, pur se fatto con uve vermentine. Se lo sturi , erutta come un vulcano; miriadi di scintillanti bollicine. Prosit
3 luglio 2010 alle 19:23
Se lo accompagni con l’aragosta; può far fare brutta figura: all’aragosta
5 luglio 2010 alle 16:36
Antòni Cà, quella botticella non è altro che una “mesina” e serviva per trasportare il vino o il mosto da una cantina all’altra utilizzando l’asino con il basto.In alternativa si trasportava in spalla. Ha la capacità di 25 litri e purtroppo sono quasi scomparse.
A no’ bider sanos. Francesco.
7 luglio 2010 alle 09:44
Grazie della lezione Zizzu! Non sapevo niente dell’utilizzo di quel tipo di botticella.
E bisonza chi nos bojemusu pro assazzzare custu inu nou
11 luglio 2010 alle 11:39
Cando cheres Antò! E si ‘enis cun d’un attera pessona podimus narrer chi semus “tre-biende!”
Salud’ e trigu!