LE TRE STREGHE DEL CANNONAU

5 aprile 2018  |  di Piero Careddu

Mini storia del mio incontro con le Eminas Melis

… Sos cantos a cunzertu

chi parent a porfìa

faghen un’armonia

es cumovente

Ballat totu sa zente

a tundu lugh’e fogu,

sa bellesa ‘e su logu,

comunione…

Bonaventura Licheri (Neoneli, 1667-1733)

Non ce la faccio più a stare dietro alle decine di vignerons della domenica che buttando al vento il loro denaro, e fin qui sarebbero fatti loro, si materializzano sui mercati con vini nuovi che sanno di stantìo e fotocopiato, e questi sono ahinoi fatti nostri. Non ce la faccio più a stare dietro a vermentini sempre meno galluresi e sempre più sciardoneggianti e cannonau simil-maremmani senza arte nè parte, che spuntano ogni anno come funghi. Questa mia ormai patologica idiosincrasia verso le legioni di parvenus del vino, ha come tragica conseguenza il distrarmi e perdermi quelle bottiglie che invece lasciano segni nel cuore e nella memoria. Ho incontrato quasi casualmente Emanuela Melis, una delle tre Brujas Eminas, dentro quel grande cassonetto culturale che è facebook: ne parliamo tutti male ma spesso ha una sua utilità e in questo caso il dio del vino benedica la rete.

Racconto di famiglia ridotto all’osso: Melis uguale numerose generazioni di vignaioli e allevatori in Mamoiada, il patriarca Tonino originariamente “frustrato” da un menage coniugale che continuava a dare figlie femmine (al terzo tentativo: e adesso a chi la lascio la vigna?), dieci ettari di vigna ad alberello di età oscillante fra i 20/60/100 anni, tre sorelle che, ad un certo punto della maggiore età, decidono di schiaffeggiare affettuosamente il babbo macista e diffidente e decidono di seguire la vigna e il vino di famiglia, che hanno scelto di chiamare giustamente Eminas, Donne. In attesa di conoscere anche le altre due Streghe del Cannonau ho chiacchierato a lungo con Emanuela, personaggio dalla carica energetica travolgente, che mi ha sorpreso per la grande onestà intellettuale e per l’ orgoglio contadino vero: le Eminas seguono personalmente le fasi produttive, dall’impianto delle nuove barbatelle fino alla bottiglia, sotto la supervisione dell’Enologo Antonio Manca e appoggiandosi, per le fasi finali della vinificazione e provvisoriamente, alla Cantina Trexenta. I disegni futuri prevedono una propria cantina, un percorso progressivo verso una sempre maggiore organicità, un po’ di bottiglie di Granatza, il vitigno a bacca bianca mamoiadino per eccellenza. Quelle che seguono sono le mie emozioni Eminas:

EMINAS 2015

Cannonau di Sardegna doc

Cantina Eminas, Mamoiada (Nu)

Il cromatismo è cangiante tra rubino e granata con lucida luminosità. Naso piacevolmente contradditorio in ampiezza: la partenza è un’ austera base di inchiostro da penna stilografica che introduce nella penombra estiva di una casa di paese. Il primo abbraccio con l’ossigeno produce subito la florealità della viola e della lavanda in piena fioritura. Le suggestioni fruttate ci parlano di confettura di susina e di un succoso melograno. Una botta di pepe nero, balsami mentolati e appena percettibile vaniglia, chiudono una parte dell’assaggio che fai fatica ad interrompere. In bocca è giunonico e polposo. Rotondità calda e imponente ma ben sostenuta dalla freschezza di un buon residuo acido. Il finale riporta in successione le note speziate e la parte fruttata. La bocca rimane pulita e implorante un nuovo sorso. A tavola con primi piatti con sughi intensi e speziati, carni in umido agrodolci, pesci grassi alla brace, zuppe di pesce piccanti, formaggi di lunga stagionatura, cioccolato fondente. Da non scartare l’idea di berlo in piacevole compagnia della propria solitudine davanti ad un fuoco acceso.

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