STURMTRUFFEN (come ti frego sull’etichetta)

21 marzo 2017  |  di Piero Careddu

TARIBARI E’ DA ANNI IMPEGNATO PER L’OTTENIMENTO DELL’OBBLIGO DELL’INDICAZIONE IN ETICHETTA DI TUTTO IL CONTENUTO DI UN VINO. LA LEGGE CHE STAREBBE PER PARTORIRE LA COMMISSIONE EUROPEA PUZZA DI IMBROGLIO DA LONTANO. OSPITIAMO CON PIACERE IL COMUNICATO STAMPA DI CONTADINI CRITICI/VIGNAIOLI UNITI.

LE NUOVE NORME SULL’ETICHETTATURA DEI VINO SONO UNA BEFFA PER I CONSUMATORI,

UN DANNO PER I PICCOLI PRODUTTORI, UN VANTAGGIO PER I SOLI VINI INDUSTRIALI.

I Contadinicritici/Vignaioliuniti, in attesa che il Mipaaf risponda alla lettera inviatagli il 3 marzo u.s., (che nel frattempo ha raddoppiato i firmatari ,400), e dopo aver raccolto in pochi giorni 5800 firme sulla petizione pubblicata sul sito change.org., vogliono esprimere la propria idea a in merito alle nuove norme sull’etichettatura. Notizia degli ultimi giorni è che la Commissione Europea ha presentato il rapporto sull’etichettatura obbligatoria, che lascia un anno di tempo ai produttori di bevande alcoliche per trovare una soluzione che garantisca l’indicazione degli ingredienti usati e del valore nutrizionale nei loro prodotti. La reazione positiva di Federvini ci fà pensare, che sia l’ennesimo regalo all’industria dei vini, mettendo sullo stesso piano vino artigianale e vino industriale, confondendo ancor di più i consumatori. Non ci stupiremmo se i nostri governanti e le associazioni di categoria, lasciassero scadere l’anno senza fare proposte, per passare la patata bollente alla Commissione. Analizziamo la questione in dettaglio:

Ingredienti-additivi-coadiuvanti

La legge che vogliono venga applicata al vino è la stessa adottata per tutti gli altri alimenti. Questa normativa afferma che vanno indicati in etichetta gli ingredienti e gli additivi. Ma non vanno assolutamente indicati i coadiuvanti. Quali sono i coadiuvanti? Quei prodotti/tecniche che non rimanendone traccia nel prodotto finito, sono di ausilio alla sua produzione: lieviti, alimenti, enzimi, tannini, chiarificanti (tranne quelli allergenici tipo l’albumina o la caseina), bentonite, e tutti i prodotti simili.

Un produttore di vino industriale, andrebbe a scrivere sull’etichetta INGREDIENTI: Uva, acido tartarico, gomma arabica.

Inoltre per la gomma arabica l’industria potrebbe tranquillamente trovare un escamotage, per creare un prodotto con le stesse caratteristiche classificabile come coadiuvante.

Solfiti

Da anni l’industria lavora per realizzare vini senza solfiti aggiunti. E’possibile utilizzando dei lieviti selezionati capaci di generare bassissimi livelli di acidità volatile, ed un grosso input tecnologico ed energetico (gas inerti, termoregolazione, ecc).

Pertanto i vini industriali riporteranno in etichetta non solo Ingredienti/Additivi: Uva; ma metteranno anche “senza solfiti aggiunti” .

Tabella nutrizionale

Anche sui valori nutrizionali è necessario fare attenzione, perchè se si comunicasse, senza ulteriori informazioni, il solo valore delle calorie, il vino potrebbe risultare penalizzato rispetto alla peggiore bevanda industriale.

Non siamo d’accordo con i pittogrammi calorici perché è l’anticamera all’indicazione: NUOCE GRAVEMENTE ALLA SALUTE come per le sigarette.

Conclusioni

Il problema è a monte nella categoria merceologica VINO che è troppo generica, comprendendo sia il VINO” industriale” che il VINO “artigianale” che utilizza metodologie di produzione sostenibili rifiutando l’utilizzo di sostanze esogene al processo di vinificazione e produzione non di origine naturale(con la sola eccezione di bassi dosaggi di anidride solforosa).Quindi si palesa la necessità di discriminare all’interno della categoria merceologica Vino, la bevanda industriale convenzionale, e il VINO come prodotto agricolo,tradizionale ed ecocompatibile originato dalla fermentazione delle uve. Chi acquista i nostri vini acquista il territorio, la storia, la cultura e la poesia. Non possiamo far passare l’idea che il vino sia un prodotto da consumarsi inconsapevolmente come qualsiasi altra bevanda da scaffale. Ogni giorno di più emerge la seguente domanda: si vuole continuare a far vivere l’agricoltura contadina/familiare/di piccola scala che è sinonimo di cultura, tutela ambientale, salute, paesaggio rurale, storia, oppure la logica che governa tutto è solo quella dei numeri, in cui ha un valore solamente la somma totale di bottiglie prodotte e propone norme e regolamenti favorevoli solo alla grande industria ed al commercio internazionale?

Contadinicritici/Vignaioliuniti 20 marzo 2017

Per info: contadini critici@inventati.org

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