IL FIUME DEL GENNARGENTU E IL VINO DI ANNA

4 maggio 2015  |  di Antonio Canu

Non so che viso abbia né come si chiami, quanti anni abbia visto, di che colore i suoi capelli. So solo quello che ho sentito: sei brani di spettrale  country-backwood-rural blues pubblicati con il moniker River of Gennargentu all’inizio del 2015 in cento copie numerate di un mini cd intitolato “Taloro Ep” inciso per quei fenomeni della Talk About Records.

La voce di un vecchio bluesman, una chitarra acustica e una cigar box guitar autoprodotta. Sei brani ipnotici, scuri e scarnificati che ti mandano in trance e ti sbattono tra i contadini fittavoli del sud degli USA ritratti nel 1936 dalle parole e le immagini di James Agee e Walker Evans nel loro capolavoro “Let Now Praise Famous Men”.

Solo che questo “new country hill bluesman hero”, come lo definiscono senza sbagliare i tipi della sua etichetta discografica, non vive e suona nei tardi anni ’20 sulle rive del Missisipi, ma oggi – qui ed ora – in Barbagia, Sardegna. E le rive sono quelle del Taloro, immortalate nel titolo e nella foto della copertina di questo incredibile gioiello musicale. Non c’è niente di posticcio, artefatto, forzato o innaturale in questi brani registrati e mixati  da River of Gennargentu nella propria abitazione mentre era alle prese con i postumi di un incidente (vi ricorda qualcosa?).

Sarà che siamo davanti ad un talento fuori del comune, sarà che la non ancora conclusa epoca coloniale ha gettato la Sardegna in una “grande depressione” economica, sociale e culturale devastante da farla sembrare – morti per fame a parte, almeno per il momento – l’Alabama rurale bianca degli anni ’30 ritratta da Walker e Evans, ma questa composta, suonata e cantata da River of Gennargentu è la musica più forte, vera, sincera ed emozionante che abbia sentito da molto tempo a  questa parte.

In abbinamento, per un disco barbaricino del Mississipi, il vino di un’altra isola. Un’emozione enologica provata proprio in questi giorni in contemporanea con la scoperta della musica di River of Gennargentu con la quale condivide forma ancestrale e sostanza nuova che sa di futuro: il Vino di Anna Rosso “Qvevri” 2013 di Anna Martens, giovane enologa australiana che, dopo anni di lavoro per blasonate cantine italiane, ha deciso di produrre i suoi vini in Sicilia con saperi e tecniche naturali.

100% uve Nerello Mascalese coltivate in micro vigne nere di lava vulcanica poste a 900 metri di altezza, sulle falde dell’Etna. Gli acini diraspati a mano vengono posti nella Qvevri, un’ anfora georgiana di terracotta da 2000 litri completamente interrata, nella quale si svolge la fermentazione alcolica e quella malolattica. A quel punto l’anfora viene chiusa e gli acini lasciati a macerare nel vino fino all’aprile successivo alla vendemmia. Poi il vino, dopo la pressatura, passa in botti vecchie fino all’imbottigliamento fatto, nel settembre successivo alla vendemmia, senza aggiunta di SO2, senza chiarifiche né filtrazioni.

Il risultato è un meraviglioso succo rubino pallido che ha un naso fruttato di ciliegie, amarene e prugne e punge appena di spezie dolci. In bocca una tessitura fine ed elegante di minerali e tannini ben presenti ma gentili mette in secondo piano l’alcol, che pure c’è, rendendo questo vino seducente e gioioso mentre un bicchiere chiama il successivo senza altro limite che le poche bottiglie disponibili.

1 Commento a “IL FIUME DEL GENNARGENTU E IL VINO DI ANNA”

  1. piero scrive:

    dov’è? cazzo dov’è? LO VOGLIO!

Scrivi un commento


Ciascun commento potrà avere una lunghezza massima di mille battute.


caratteri disponibili


ALTRI ARTICOLI