Lervig “Single Hop Galaxy IPA”: una grande IPA dalla terra dei fiordi

3 gennaio 2015  |  di Fabio Piredda

Chi conosce il moderno sviluppo della produzione birraia in Europa sa bene che uno dei mercati più all’avanguardia del momento è quello scandinavo. Marchi birrai come Mikkeller (Danimarca) hanno sdoganato nella zona del Mar Baltico l’idea che la birra che conta, al di fuori dei mercati tradizionali (Belgio, Regno Unito e Germania) e di quelli in costante sviluppo (U.S.A. e Italia), possa avere un potenziale sfogo produttivo anche a kilometro zero. Ecco che il modello anglo-americano basato sul massiccio utilizzo di luppoli da aroma e da amaro ha preso piede in Danimarca e, successivamente, anche in Svezia e Norvegia. Ed è proprio la Norvegia, anzi, un preciso pezzetto di Norvegia, a essere protagonista di una delle più belle favole birraie degli ultimi anni. Il teatro del racconto è la piccola città di Stavanger, situata nella costa ovest del paese, proprio in riva a un fiordo davanti al Mar di Norvegia. Una città che consta di poco più di 100.000 abitanti, la cui fisionomia è resa quasi fiabesca dalla moltitudine di casette tutte colorate costruite una a ridosso dell’altra proprio in prossimità del porto. Un fazzoletto di mondo tanto rigido dal punto di vista climatico quanto ospitale e ricco. Città universitaria, centro nevralgico del mercato della pesca norvegese e fondamentale base sulla terra ferma per l’estrazione di petrolio nel Mare Del Nord, Stavanger fa da perfetta cornice alla nascita della “Lervig Aktiebryggeri”, birreria fondata nel 2010 e tutt’oggi guidata dal grande birraio giramondo Mike Murphy, già noto per la sua attività negli U.S.A. prima e in Italia e Danimarca poi. Il birrificio può contare su un impianto di ultimissima generazione dalla buonissima capacità produttiva, che ha dato a Lervig la possibilità negli ultimi due anni di affacciarsi a importanti mercati come quello inglese, statunitense, olandese e italiano. Un “patriota locale” (al birrificio amano definire così un amico dello staff), ha asserito: “En ekte by har en domkirke, et fotball lag i øverste divisjon og et lokalt bryggeri” (trad. “Una città che si rispetti possiede una cattedrale, una squadra di calcio nella massima divisione e una fabbrica di birra locale”. Alla città di Stavanger a quanto pare non manca davvero niente…

Una etichetta color arancio raffigurante una stella a cinque punte all’interno di due parentesi graffe, il logo aziendale. Il retro indica le caratteristiche tecniche e non promette niente di buono per gli allergici all’amaro, con ben 100 IBU a rendere poco ospitale per il palato una birra dalla gradazione alcolica medio-bassa (6,5% abv.). Rovistando qua e là fra i principali motori di ricerca anglo-americani avevo avuto la percezione che l’assaggio di questa birra sarebbe potuto essere un bellissimo viaggio. Se questo sarà uno splendido viaggio devo dire il suo racconto non poteva cominciare con un incipit più bello del color giallo carico con riflessi aranciati che ne contraddistingue l’impatto visivo. La schiuma è compatta e di buona persistenza. Via via si assottiglia lasciando sulla superficie della birra quelle splendide piccole macchiette biancastre che nel gergo birraio vengono comunemente dette “merletti di Bruxelles”. Al naso colpisce la profondità aromatica, che va davvero ben oltre le aspettative insite nella presenza di un solo luppolo in ricetta, cioè l’australiano “Galaxy”. Resina, camomilla, frutto della passione, ginepro e fiori di montagna la fanno da padroni, con una sensazione aspra che ricorda molto la china e la mela cotogna e con una bassa ma distinguibile percezione etilica che ricorda i sidri secchi di Cornovaglia. Al palato poca carbonatazione e corpo esile prestano il fianco a una netta amplificazione di tutto ciò che è contenuto in questa birra. E non è poco. Kiwi, lime e miele di eucalipto ad aprire la prima suggestione dolce-balsamica; e poi tanto, tanto, buon amaro di luppolo fresco, prima arriva impetuoso sottomettendo i primi esili sentori zuccherini, poi sembra svanire nel palato, e successivamente ancora ritorna in vita dilungandosi in bocca per minuti e minuti come un’innaffiata di propoli.

Una birra pensata ed eseguita allo scopo di liberare tutto lo strapotere di un luppolo dal potenziale caratterizzante davvero inaudito. Come tutte le grandi cose di questo mondo non è adatta a tutti e non si pone certo in maniera ruffiana al palato di chi la beve. Giudico questa la più grande IPA “monoluppolo” mai assaggiata nella mia modesta esperienza di birrofilo, e il fatto che una birra di cotanto spessore arrivi proprio da un paese che amo molto per svariati motivi, mi fa un piacere davvero enorme. Consiglio vivamente di bere questa birra a una temperatura non superiore agli 8°C-9°C, e di lasciar stare la pinta ai fissati dell’equazione “stile=bicchiere” per puntare su un più adatto calice a tulipano che rende senz’altro maggiore giustizia a una profondità aromatica di sconfinato spessore. Ho sempre sospettato che la Norvegia fosse una delle ultime patrie superstiti della civiltà e dell’intelligenza del mondo. Oggi non posso dire di aver fugato ogni dubbio, ma posso senz’altro dire di aver trovato un nuovo grande motivo per apprezzare questa frastagliatissima, fredda e colorata striscia di mondo.

2 Commenti a “Lervig “Single Hop Galaxy IPA”: una grande IPA dalla terra dei fiordi”

  1. Mauro scrive:

    Concordo e condivido lo spessore di ottima fattura della galaxy IPA, degustata questo pomeriggio… Pigiano forte sul pedale i luppoli Australiani, capeau a Mike perchè ha saputo ricamare bene il galaxy in ricetta!

  2. Fabio scrive:

    Mauro mi fa pacere che ti trovi d’accordo. Questo è uno di quei luppoli la cui timbrica aromatica mi ha sempre fatto impazzire. Quando ho assaggiato per la prima volta questa birra ci ho trovato all’interno una capacità di valorizzarlo al 120% che mi ha davvero stupito. Di single-hop ne abbiamo provato diverse, da alcune cose fatte in Italia a qualche chicca americana, da Mikkeller alle Brewdog primo periodo. Il livello era alto anche in quei casi. Ma questa birra…

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