cibo, sex appeal e piropo

17 novembre 2014  |  di Yohanka Alfonso Contreras

RITORNA LA NOSTRA ANTROPOLOGA YOHANKA ALFONSO CON UN INTERESSANTE ARTICOLO SULLE PROBLEMATICHE DEI RAPPORTI UOMO-DONNA-MOLESTIE VISTE CON GLI OCCHI DI UNA LATINOAMERICANA.

Dimmi per Dio dove sei,
i miei occhi non possono raggiungerti,
Non uccidere la speranza
Che hai lasciato al tuo passo.
Se ti dovesse trovare
un piropo ti direi,
Ascoltami vita mia,
anche se non ti vedrò più.
“El piropo”
Tango. Letra: José Rótulo

Cibo, sex appeal e piropo

E’ scoppiato il dibattito tra le donne a proposito del famoso video delle cento “molestie” girato per le strade di New York che illustra le reazioni degli uomini, per dieci ore di seguito, mentre passeggia una ragazza. Un polverone che riaccende una marea d’altre repliche sul web, polemiche e provocazioni, tutto un movimento che ruoya intorno alla creazione del Tumblr StopTheCatcall, un blog che invita tutte le ragazze a postare un’immagine di com’erano vestite quando hanno subito la “molestia” (per “catcall” s’intende il richiamo fatto per strada a una ragazza).
Tutto ciò mi riporta inevitabilmente ai primi mesi del mio arrivo in Italia, quando mi colpiva il totale disinteresse per socializzare delle persone sull’autobus, nelle fermate, nei posti pubblici. Non ero abituata a passar inosservata, non per la mia condizione di donna, bensì perché nelle città dove avevo vissuto in precedenza, quasi tutte del Sudamerica, nessuno riesce a sfuggire al commento, allo scambio, all’elogio, al “scusa, mi dice gentilmente l’ora per favore?”.
In ogni caso vorrei distinguere bene l’atteggiamento amichevole, stuzzicante, persino audace, da quello che è una vera e propria “molestia” da parte di un’altra persona.
Per spiegarmi meglio ed evitare che le parole che scrivo offrano distorsioni, vorrei chiarire subito il significato della parola molestia. In sintesi, le molestie sessuali includono qualunque comportamento indesiderato, sia fisico sia verbale, di natura sessuale, fondato sull’appartenenza di genere che appare indesiderato, offendendo la persona nella sua dignità. Una definizione concisa.
Detto ciò, mi sembra esagerato il clamore derivato di questo esperimento che solleva la delicata problematica della relazione uomo-donna, riducendola così ai limiti della possibile contraddizione ed esclusione a tutti i costi, un vincolo costruito storicamente in tutte le culture sul ravvicinamento, sugli apprezzamenti, sugli stimoli.
Ci ha preso in contropiede questa polemica a noi donne latinoamericane, pure a quelle più agguerrite nel difendere la parità dei diritti, poiché nei nostri paesi, siamo cresciute a colpi di “piropo”, quella frase ingegnosa detta spontaneamente a una persona (tradizionalmente una donna) allo scopo d’attirare l’attenzione, fare amicizia o corteggiarla; un’azione percepita come aggressione o violenza unicamente se compiuta in modo lussurioso e di conseguenza puntualmente respinta senza mezzi termini.

Un po’ di storia
Il piropo è un controverso patrimonio maschile ancora vivo nei paesi nostri e distinguiamo naturalmente le differenze tra i diversi tipi di complimenti e tra coloro che li propongono con più o meno piacevolezza. Un bell’apprezzamento ci rende soddisfatte al punto di vedere persino rinforzata l’autostima.
I cortigiani dei secoli XII e XIII divennero esperti nell’arte di complimentarsi con le donne. Era il tempo in cui si sviluppa la cultura dei trovatori. Nei primi anni del XVII secolo, il complimento è spesso utilizzato nei trattati e nella poesia. In un certo senso letterario, era sinonimo di scintilla, di parola accesa. Alcuni dei versi utilizzati per allettare ancora oggi, sono stati registrati dal poeta spagnolo Gustavo Adolfo Bécquer nel XIX secolo.
Il complimento è diventato di strada, improvvisato, casuale, su misura per via orale e popolare.
Secondo la Reale Accademia della lingua spagnola il piropo è sinonimo di galanteria. Dai tempi antichi gli uomini corteggiano le donne con frasi belle e spiritose. Da qui l’uso attuale come un complimento o commento lusinghiero.
Nella Spagna del XIX secolo quando una donna passava davanti, l’uomo copriva gli occhi per indicare che poteva essere accecato da tanta bellezza. C’era anche l’usanza di mandare un bacio dell’aria, guidando la sua direzione con il palmo della mano per assicurarsi che la signora lo ricevesse, e il sospiro profondo senza parole, accompagnato da una chiusura momentanea delle palpebre.
Capisco però che attualmente in questa società centrata nel corpo, la linea fra il piropo simpatico, stuzzicante e la frase sessista è molto labile. E’ chiaro che, se si sente insultata e diminuita a categoria sessuale e sono ignorati altri aspetti come persona, questa non è una forma di adulazione. È molto difficile stabilire dov’è il confine tra i due concetti. In quest’ottica, le molestie potrebbero essere considerate come la continuazione del complimento.
Così come ci sono liste di critici, ci sono anche quelli che lo difendono nella sua versione più poetica e delicata.
Il sessuologo e psichiatra argentino Juan Carlos Kusnetzoff afferma che il complimento è in realtà “un gusto irresistibile, un complimento al narcisismo di ogni donna”, e osserva che non è per nulla offensivo.
Nella Città di Buenos Aires nel 2010, si propose la “Giornata del Piropo”, un’iniziativa guidata da tre legislatori che lo considerano “uno dei materiali trasmessi, artistici, d’espressione spirituale e creato dal popolo” presenti nella cultura popolare.

Il piropo a Cuba
Come parte della tradizione a Cuba il piropo vanta una lunga memoria e forma parte indissolubile del nostro passo. L’abitudine, anche se si è evoluta, è nel nostro carattere: “l’arte de piropear” continua ad essere spontanea, sincera e schietta.  I requisiti di base per piropear con successo sono semplici: basta avere fantasia e buon gusto per raggiungere l’obiettivo di attirare l’attenzione e far sorridere e, si spera, di ispirare conversazione.
Dalle forme eleganti e poetiche che si confrontano con la bellezza dei fiori e colombe, la grazia e la dolcezza del miele, alle nuove parole di oggi attraverso analogie virili di corteggiamento allusive ai componenti tecnologici.
Quelli legati alla gastronomia sono sicuramente i più adoperati e graditi per le strade cubane. Il cibo che stimola la creatività nell’immaginario dell’uomo e produce dei piropos molto simpatici come i più volte sentiti “se cucini come cammini, mangerei fino alla scarpetta”, “tua madre deve essere pasticcera perché un cioccolatino come te, non si sforna facilmente”, “Con una dolcezza come te, non m’importa essere diabetico”, “passeggia per l’ombra che il sole scioglie il cioccolato”, “sei più buona che mangiare il pollo con le mani”.

Le donne hanno bisogno di sentire tutto ciò che proviene da uno sconosciuto per sentirsi rivendicate e preziose? Com’è possibile che la maggioranza delle donne cubane non si ponga il problema del piropo come offesa lesiva della dignità? La risposta è semplice: non ci prendiamo troppo sul serio. Le battaglie per l’uguaglianza di genere si librano in dei campi più concreti del quotidiano, quelli della sussistenza, degli spazi sociali, famigliari, professionali da conquistare.
Un mio amico dice che il piropo non morirà mai a Cuba, perché ci sono delle cubane così monumentali che meritano di essere dichiarate patrimonio nazionale! e aggiunge “lunga vita al complimento lusinghiero col sorriso femminile come ricompensa!”

1 Commento a “cibo, sex appeal e piropo”

  1. franca scrive:

    Interessante raffronto che la sig,ra Yohanka evidenzia tra la cultura cubana e quella italiana.

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