vita e cibo con occhi di medico giramondo

12 novembre 2014  |  di Piero Careddu

CONVERSAZIONE, SERIA MA ANCHE NO, CON L’EPIDEMIOLOGO SAVERIO BELLIZZI DI MEDICI SENZA FRONTIERE. IN QUESTO MOMENTO IN GUINEA NEL CUORE DELL’EMERGENZA  EBOLA.

SAVERIO BELLIZZI  prima ancora di essere un medico che ha messo la propria vita a disposizione del mondo, nel senso più largo del termine, è una persona allegra e gaudente che non si prende esageratamente sul serio. Non uno di quelli, per intenderci, che si aggira con la smorfia drammatica di chi ha le sorti del pianeta in mano.  L’ho voluto intervistare perché ho avuto occasione di constatare che gli piace mangiare e bere bene e io sono convinto che chi ama la tavola ha una visione del mondo e della vita più completa e attendibile. Lo definirei un sardo con sangue calabrese nel senso che quella metà di sangue isolano, che viene dalla madre di Macomer, è resa dominante dalla nascita e dalla lunghissima permanenza nell’isola dove ha studiato e si è formato.  Laurea nel 2002 in Medicina all’Università di Sassari con tesi sulle gastroenteriti infettive nei bambini Hiv positivi del Mozambico.  Dopo la specialistica in ematologia arriva il Master londinese in epidemiologia nel 2008. In tutti quegli anni non si è fatto mancare viaggi su viaggi di cooperazione tra Vietnam, Zimbabwe, Marocco, Thailandia e India.  Dal 2009 è con Medici senza Frontiere e continua a girare come una trottola per ogni angolo della terra dove c’è disperazione e malattie. Ora è in Guinea, nel cuore dell’Ebola, da dove mi fa il regalo di ritagliare un po’ del suo tempo per rispondere alle nostre domande.

Saverio, Taribari è un blog che tratta di enogastronomia provando a farlo fuori dal coro. Il tuo lavoro ti costringe spesso a confrontarti col dolore e la disperazione di certi popoli. Durante i tuoi soggiorni, e nei rapporti umani che inevitabilmente nascono, riesci a trovare tracce e confrontarti con le tradizioni gastronomiche della terra che ti ospita in quel dato momento?
Ricordiamoci sempre che il cibo e le donne son parte integrante della scoperta di un nuovo posto! Scherzi a parte (ma non troppo) proprio in questi giorni in Guinea pensavo a quanto io adori l ‘avocado.. e l’ avocado della Guinee Forestiere é l ‘unico che riesce a competere con quello che gustavo in Uganda 4 anni fa.
Questo per dire che al di fuori dell Italia ci son tradizioni spesso piu antiche ed a volte eccezionalmente raffinate come ad esempio in Vietnam con i grossi spaghetti di riso della vecchia citta imperiale di Hue o con i tradizionali fagottini di riso gustati negli Hutong (le antiche viuzze) di Pechino.
Tali esperienze son in parallelo una fantastica esperienza nella storia perche i vari piatti di ogni Paese in realtà son un evoluzione di passaggi e si ritrovano in maniera diversa in diverse zone della terra… la famosa Mussaka greca in realtà pare venga dall egitto dove, quando vivevo al Cairo, avevo il piacere di gustare frequentemente ..e che dire del fatto che l’ arancia in molti posti del mondo (compreso il paesino italo albanese in Calabria, origine di mio padre) si chiama Portugal? (si, I portoghesi la recuperarono in Asia per diffonderla dappertutto e in arabo si chiama Bortuan cosi come il melograno sia in portoghese che in arabo si chiama Rummam!);

Hai qualche ricordo, qualche episodio particolare legato alla cucina tradizionale di un paese lontano che hai frequentato per lavoro?
Come citato precedentemente i ricordi son tanti; potrei aggiungere delle cucine non “appropriate” ai nostri palati come quella filippina dove purtroppo lo zucchero lo si aggiunge anche nelle salse che metteremmo nella pasta o alla cucina mongola dove se ci si vuole veramente immergere nella cultura locale si beve del te salato per poi brindare con un bel airag (nientaltro che latte di cavalla fermentato)…
Un ricordo che mi rimarra sempre impresso nella mente é l ‘aver mangiato in un ristorante tradizionale di Marrakesch il famoso tajine con le prugne, inutile da descrivere, solo da provare!

Noi di Taribari pensiamo che, come nella maggior parte degli atti che compiono gli esseri umani di ogni latitudine, anche per l’alimentazione esiste una regia occulta che decide cosa e come dobbiamo mangiare in nome di sua maestà il profitto. Tantissimi cibi che consumiamo noi occidentali nascono, spesso a nostra insaputa, da bestiali situazioni di sfruttamento nei paesi cosiddetti sottosviluppati. Durante i tuoi passaggi, soprattutto africani, hai avuto modo di toccare con mano queste realtà di ingiustizia e barbarie?
Forse l ‘esperienza piu forte a questo proposito é l aver vissuto un anno a Manila e per lavoro l aver avuto a che fare con le isole del pacifico (Fiji, Isole Salomone etc etc): il grado di obesita e conseguente diabete in tali paesi non ha eguali al mondo poiche la globalizzazione e l epoca del consumismo ha lettealmente stravolto i costumi locali; la classica coltivazione dei campi e l’ autosufficienza dovuta ai raccolti di verdure e frutta locali è stata pressochè totalmente sostituita dalla cultura dei mc donalds abbinata all ‘arresto dell esercizio fisico; a sua volta tale stravolgimento ha reso tali Paesi ormai completamente dipendenti dall’apporto esterno di viveri, in sostanza non son più autosufficienti.
Aggiungo l’ effetto deprimente che ho continuamente in vari Paesi d Africa dove la foresta viene progressivamente abbattutta per far spazio a piantagioni di tipi diversi.

Come si nutre la gente che vive nelle zone di massima emergenza Ebola? E voi medici come riuscite a sopravvivere?
In Sierra Leone, Liberia e Guinea almeno la cultura culinaria non é “uccisa” dalla tremenda situazione che vige tuttora; a seconda che ci strovi in zona costiera o interna si varia dal pesce alla carne spesso condita con vegetali locali e salse varie come le arachidi; la frutta tropicale é meravigliosa e spesso può tranquillamente sostituire un pasto classico. Il riso da una parte, la manioca dall altra e l eredità francese con le baguette fanno da acompagnamento al tutto. Noi di medici senza frontiere abbiam i cuochi locali a casa che ci deliziano spesso che i piatti locali.

Come pensi si dovrebbe porre, al di la delle chiacchere dei politicanti, il cosiddetto mondo civilizzato di fronte a quanto succede oggi in Africa nelle zone a rischio epidemia?
Il cosiddetto mondo civilizzato al tempo d oggi é inquinato penso senza rimedi da una cultura dove non esiste il concetto del “siam fratelli” o “dobbiam darci una mano”; tutto vien ricondotto ai soldi e secondo molti nostri politicanti si aiutan i Paesi poveri dando soldi quando invece cio non fa altro che alimentare corruzione e ingrassare i capetti locali; bisogna intervenire come risorse umane, bisogna informarsi e bisogna capire… purtroppo per molti sembre piu facile ripetere le filastrocche che pensare ai contenuti..

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