Ginjol. Quando il merlot parla algherese

3 marzo 2008  |  di Piero Careddu

Ginjol

Ho già avuto modo di parlare in questo spazio di Annamaria Delitala, donna sorridente e dinamica che ha abbracciato la sua vigna e i suoi vini con amore assoluto. Mi aveva parlato più di un anno fa del suo progetto Merlot in purezza: lei sa quanto sono diffidente e, lo riconosco, spesso prevenuto con i vini da vitigno internazionale; poi magari li assaggio, capisco le eccezioni e faccio i dovuti distinguo; daltronde che sarebbe la storia dell’enologia Margallosarda senza quel capolavoro che è il Marchese di Villamarina? ed è solo uno degli esempi che si possono fare. E quindi arriva il giorno, giovedì scorso, che Annamaria appare nel mio ristorante con l’occhietto furbo di chi sa che mi stupirà. GINJOL è il nome che ha voluto dare al vino: in catalano è il piccolo frutto che produce la palma nana tipica del territorio algherese (margallò).
Da un 95% di uve Merlot allevate in terreni prevalentemente argilloso-calcarei, resa 70 q/h e raccolte manualmente, Ginjol potrebbe essere la grande sorpresa del nord-sardegna dei prossimi anni. Come tutti i grandi vini, comprensibilmente imbottigliati presto per motivi finanziari, ha ancora bisogno di un po’ di mesi per dire la sua ad alta voce, ma se il mio vecchio naso non mi inganna ci sono tutti gli elementi per poter parlare di un fuoriclasse! E quando un vino ti appare con tali profumi e cotanta struttura senza aver visto legno neanche in cartolina…qualcosa vorrà dire!

Ginjol 2006
Isola dei Nuraghi
Az. Agr. A. Ledà d’Ittiri
Sassari-Alghero
Ginjol è rosso scuro cupo e impenetrabile, lucido in superfice e di importante densità. Il naso è aristocratico e di ampio respiro; su una base di confettura di ciliegie mature si rincorre una lunga serie di suggestioni vegetali e speziate: dal varietale peperone verde al sottobosco, dalla rosa selvatica al geranio, dal chiodo di garofano al pepe nero; tutto mediato da un inizio di terziari in forma di cuoio giovane, tabacco e torrefazione.
In bocca entra sgomitante e senza mediazioni: tessuto di velluto grosso, caldo e rotondo; i tannini presenti senza aggredire giocano con l’alccol sorretti da importanti note di freschezza acida date dalla giovane età. La riconferma dei richiami nasali alla ciliegia caratterizza l’espansione fruttata nella cavità orale; espansione che introduce un altrettanto pieno e interessante gioco di sensazioni retronasali dove dettano legge ancora fiori, spezie e note minerali e balsamiche.
A tavola con: salumi piccanti, primi con sughi di cacciagione da piuma, tonno alla griglia,
pancetta di vitello al forno, pecorini stagionati.

Valutazione dell’appagamento 90/100 (da rivedere a fine 2008)

6 Commenti a “Ginjol. Quando il merlot parla algherese”

  1. antonio canu scrive:

    Caro mastro Piero ho assaggiato il Ginjol, tra l’altro vestito con bellissima etichetta diversa da quella della foto, e l’ho trovato somigliante ad un efebico giovinetto: bellissimo sì, ma ancora così immaturo da non sapere se è maschio o femmina, se non fosse per certi modi un pò arrogantelli da ricco maschietto viziato. Si vede che c’ha molto e spande in giro le sue qualità con un pò di esibizionismo, ma chissà se crescendo si farà…
    Certo che in fondo anche San Francesco da giovane era un ricco stronzetto, e poi hai visto cosa ne è venuto fuori. E poi tu sia coi vini che con le persone di solito ci azzecchi…quindi me ne compro un cartone, lo metto in cantina e aspetto fiducioso sei o sette mesi.

  2. GINJOL quando il merlot parla algherese | vini buoni scrive:

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  3. Annamaria scrive:

    Grazie Piero per il bellissimo articolo, sono molto contenta del tuo giudizio, che sai bene ha gran valore, visto che ho iniziato ad assaggiare il vino proprio con te quando hai fatto il primo corso per amatori al circolo sassarese; allora avevo vent’anni e mai avrei pensato che un giorno mi ci sarei messa io a farlo il vino. E’ un lavoro duro e appassionante, spero di migliorare sempre e credo di aver già fatto un pò di strada dal primo margallò. Sono d’accordo con te e Antonio, il Gìnjol ha bisogno di un pò di tempo per esprimersi al meglio, ma sono soddisfatta del risultato, anche per quanto riguarda la nuova immagine. Tutti i miei vini avranno d’ora in poi lo stesso vestito, cambierà solo il nome, una bottiglia sobria ed elegante a vantaggio di un buon prodotto all’interno….almeno spero!
    Il mese prossimo ti porterò il mio primo bianco, un vermentino in purezza; inizio con gli autoctoni, e vediamo cosa riuscirò a fare.
    Ovviamente sarai uno dei primi ad assaggiarlo.

  4. piero scrive:

    Antoneddu bello; durante gli assaggi mi sono sforzato di non tenere conto della stima e della simpatia che provo per Annamaria; ci sono riuscito ricordandomi la mitica verticale di Marchese di Villamarina alla quale avemmo la sfacciata fortuna di partecipare assieme parecchi anni fa. Ti ricordi cos’erano il 96 e il 97 allora? Buoni, ma da merenda con pane e salame, che peraltro è una situazione gastronimico-conviviale fantastica!
    Hai assaggiato oggi un 96 o un 97?
    Il Ginjol l’ho assaggiato chiaramente in divenire anche se ritengo che possa avere già da oggi una giusta collocazione a tavola… Può darsi che sbagli ma, appena svaniranno le fisiologiche asperità del merlot, ne riparleremo (però 6-7 mesi non bastano)

  5. Roberto scrive:

    e per poterlo assaggiare e poi si vedrà ? Saluti Roberto

  6. roberto scrive:

    Ho assaggiato questi vini, mi sono piaciuti molto e ne ho scritto qui :
    http://www.winetaste.it/ita/anteprima.php?id=4528

    Devo dire che ho aspettato a degustarli ( cosi’ come facio con tutti i vini ) e li ho lasciati in bottiglia diversi mesi da quando mi sono arrivati a casa.
    saluti
    RG

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