Vernaccia di Oristano. Mistero meticcio

18 febbraio 2008  |  di Piero Careddu

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Salvare un grande vino in agonia! Mio nonno era un vecchio saggio analfabeta; uomo poverissimo dai tanti mestieri aveva occhi azzurri profondi che ogni tanto faceva scomparire dietro a nuvoloni di fumo di Toscanello che si gustava lentamente, quasi in trance, seduto in strada quando il centro di Olbia era ancora poco trafficato dalle auto.
Ogni tanto mi diceva che i sardi erano gente tonta senza mai spiegarmi perché ed è stato questo mio ricordo di nonno ad associarsi ad un mio assaggio, Karmisstupito ed emozionante, di una Vernaccia di Oristano Riserva 1975. Mi scorreva sotto il naso un’interminabile sequenza di afrori, profumi e suggestioni e pensavo che forse nonno Martino proprio tutti i torti non ce li aveva.
La Vernaccia è un grande vino in agonia e solo un popolo stolto può permettere che un suo tesoro dal valore inestimabile possa inesorabilmente estinguersi tra l’indifferenza di istituzioni, consumatori modaioli, e grilli parlanti che sproloquiano di vino e cibo sui vari mezzi di comunicazione.
Così come il Cannonau è la rappresentazione più selvaggia e interna della sardità e come il Vermentino ne è l’ambasciatore fuori dai confini, la Vernaccia è la sintesi stessa della storia sarda.
Il suo essere così misteriosa e meticcia rappresenta l’interiorità e l’essenza esoterica della civiltà sarda: la diversità e la mescolanza, la fierezza guerriera e l’incontro, spesso forzato, con le altre culture. Figlia di Spagna ma così profondamente sarda e unica, la Vernaccia deve essere salvata e portata non solo alla pari dignità degli altri nostri vini ma amata dal suo popolo così come il popolo Andaluso ama il suo progenitore Xeres.
Siamo abituati a pensare alla Vernaccia come ad un vino ambrato da fine pasto, da accostare alla bottarga di muggine o agli amaretti; questa è senz’altro la versione più conosciuta ed amata soprattutto per la smisurata capacità d’invecchiamento. Ma non è la sola possibile interpretazione.
Chi non conosce Paoletto Contini non conosce la Vernaccia di Oristano: è la firma per eccellenza di questo vino. Nella loro azienda di Cabras i Contini lottano da sempre con il coltello fra i denti per rilanciare i vini del loro territorio.
La bottiglia della quale ho scelto di parlarvi oggi è KARMIS 2005, igt Valli del Tirso, una vernaccia giovane da tutto pasto che pur mantenendo intatte le caratteristiche di un vino bianco da pesce di personalità, ha le spalle e la struttura del vitigno che lo ha generato.Valli del Tirso
Giallo citrino brillante di ottima consistenza, presenta un corredo olfattivo di ampio spettro con riconoscimenti di frutta matura a polpa bianca e melone, su un tappeto di fiori gialli, fragranze di pane e spezie con richiami minerali.
In bocca ha spessore setoso e carezzevole ma virile, caldo con freschezza e salinità a bilanciare e creare armonia.
Vino da primi piatti di mare complessi, zuppe di pesce, anguille a incasada, capretto in umido all’uovo e limone.
Valutazione dell’appagamento: 85/100. Riferimenti onirici: il mare che incontra la terraferma, l’approdo, il pergolato nell’afa pomeridiana.

10 Commenti a “Vernaccia di Oristano. Mistero meticcio”

  1. Fabrizia scrive:

    E’ ora di rilanciare la vernaccia, diamoci da fare… sembra che tutta la zona sia presa da un nuovo fermento, lo stagno con la sua peschiera Pontis, che, “nonostante i cabrarissi” è ormai decollata registrando decine di migliaia di presenze nell’ittiturismo… una volta ho assaggiato una vernaccia che aveva 80 anni ed è stato commovente… era un nettare prezioso…

  2. Antonio Canu scrive:

    Caro maestro lode a te e alla tua battaglia per la vernaccia già iniziata tanti anni fa sul TARIBARI allora cartaceo.Segnalo a te e a tutti la “Crannazza”, vernaccia di Davide Orro che,in questi tempi tristi dove anche il gusto e l’immagginario sono asserviti alle logiche del mercato liberista,ha il coraggio e la gioiosa incoscienza di investire nella produzione di una vernaccia che è insieme moderna e antichissima.

  3. Caballero scrive:

    Ho la sensazione che Piero abbia scritto quel pezzo tempo fa oppure gli sia sfuggito un episodio piuttosto grave. Essendo io un grande amante della vernaccia anche nell’interpretazione Karmis, ho notato che nll’etichetta hanno fatto sparire l’indicazione Vernaccia Giovane. Chiesi spiegazioni ad Alessandro Contini che, con un candore quasi irritante, mi rispose che …”con la parola Vernaccia in etichetta la gente diventava diffidente e se ne vendeva di meno…” NO COMMENT, se questa è la voglia di rilancio, andiamo bene!

  4. Gabriella Belloni scrive:

    Su questi temi si è appena concluso l’evento della nostra Condotta Slow Food Montiferru Barigadu Planargia dal titolo “Terra e Mare di Pontis: il Muggine di Pontis incontra la Vernaccia di Contini” che dalla cantina ci ha condotto in peschiera per la visita e un pranzo, di notevole suggestione, interamente strutturato su una verticale tra i due prodotti simbolo dell’oristanese. Ciononostante condivido alcune perplessità metodologiche di Caballero e mi aggiungo, con Antonio Canu, nella lode di Davide Orro. Di Davide, oltre la produzione di “Crannazza”, segnalo quella di “Oìa pistada” (buonissime!) che ha ripreso con rigore e passione il confezionamento delle olive di proprietà secondo l’uso familiare e locale.

  5. Davide Orro scrive:

    Lode, Lode, Lode… alla VERNACCIA DI ORISTANO, più che un vino…..un vero e proprio miracolo della NATURA.
    Ringrazio Antonio e Gabbriella di cuore, il fatto che ci siano delle persone che apprezzano il percorso che ho intrapreso mi lusinga e mi fornisce nuova energia vitale da investire nella salvaguardia della tradizione e della coltura del Territorio al quale appartengo.
    L’intento è quello di regalare un pezzo della NOSTRA CULTURA confezionato a dovere, con coscienza e con la voglia di trasmettere tutte le difficoltà e l’amore che si cela dietro ai prodotti della tradizione.
    Vi aspetto tutti in azienda a Tramatza, venite a trovarmi.

  6. Tommaso Sussarello scrive:

    A proposito di caratteristiche “esoteriche” della vernaccia. I frequentatori di questo spazio conoscono bene il metodo, comune allo jerez, attraverso il quale la vernaccia viene prodotta. Per i navigatori di passaggio, ricordo la fantastica cura che da cui nasce la vernaccia di Oristano per il palato del consumatore. Si tratta de il metodo SOLERA che consiste in questo: dalla botte più vecchia è estratto parte del vino da mettere in bottiglia, la botte è allora colmata estraendo da un’altra più giovane di un anno altrettanto vino, quest’ultima botte sarà poi colmata con vino estratto da un’altra botte di un anno più giovane e così via. In questo modo i vini di diverse annate sono costantemente mescolati con notevole evoluzione dei vini più giovani, che, di fatto, sono assorbiti dai più vecchi. Un rito che risale a tempi antichi in cui il vino viaggiava su navi spagnole verso chissà quali consumatori!! Altri tempi per la nostra vernaccia.

  7. Grefi scrive:

    Onore e merito al coraggio di chi come Davide, investe notevoli risorse economiche e fisiche per il rilancio di un prodotto che in un passato recente ci ha dato prestigio. Davide ha tutte le carte in regola per credere fortemente nel suo progetto di rilancio del prezioso nettare perchè conosce il suo mestiere, ha competenza e professionalità e soprattutto ha puntato su prodotti di qualità che daranno nel tempo prestigio alla sua azienda.
    Con Lui condivido la passione della riscoperta del passato delle nostre radici, è dal passato che si impara, mi sembra carino, brindare con lui così come facevano i nostri avi con un buon bicchiere di “Crannatza” che simboleggia allegria, il suo consumo, oltre che piacevole rappresentava in passato, un momento di socializzazione, si usava infatti, nei giorni di festa fare il giro delle piccole cantine private “magasi(n)us per la degustazione e scambio di di giudizi tra agricoltori “massaius”sulla bontà del prodotto stesso. Auguri Davide

  8. Giorgio Spiga scrive:

    Lode, lode, lode… a Davide Orro che mette cuore, anima e corpo per promuovere il prodotto storico-alimentare più importante della provincia di Oristano. Grazie Davide per averci fatto riscoprire la Crannazza, meraviglia della natura! Ci vedremo presto

  9. Claudio scrive:

    Possedevamo una di Vernaccia Contini riserva anno 1975, che avevamo acquistato in Sardegna nell’anno 1978 ed i ns. amici Monica e Sergio l’hanno usata per cuocere gli spaghetti “alla vernaccia sarda”.
    In un primo tempo, temendo che il vino non fosse più buono, abbiamo cercato inutilmente una vernaccia sarda di data più recente, ma nella ns. zona (Piombino Li e dintorni), non l’abbiamo trovata né ai supermercati, né nelle più fornite enoteche.
    Con ns. sorpresa il vino si è mantenuto benissimo, è stato eccezionale sia per il piatto cucinato che da bere: secco, aromatico e gustoso, insomma un vero nettare.
    Speriamo che qualcuno possa rifornire alcune enoteche della vernaccia in questione, perché la ricetta è gustosissima.
    Claudio e Anna Maria

  10. Sergio dondiero scrive:

    la serata trascorsa con i nostri amici Claudio e Annamaria è stata ottima ,non solo per la loro compagnia ,ma anche per la sorpresa che ci ha riservato la gustosa ricetta degli spaghetti alla vernaccia sarda,piatto che noi avevamo gustato alcuni anni fa alla Maddalena,è che mia moglie è riuscita a realizzarla grazie a Claudio e Annamaria che gentilmente ci hanno fornito una bottiglia di vernaccia di Oristano del 1975 incredibilmente buona. Spero che in futuro si possa acquistare questa delizia nella nostra città,Piombino (li).ciao Sergio e Monica.

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