Deus & XX Bitter: la birra e la musica più amare del Belgio

19 aprile 2010  |  di Antonio Canu

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“Avant-grunge”, “art-rock”, “folk, free jazz, punk e noise”, “Capitain Beefheart, Nirvana e Velvet Underground”, “John Coltrane, John Cale e Sonic Youth”, “Frank Zappa che suona con Pavement e Pixies”, “Tom Waits che canta i De La Soul”. Sono solo alcuni dei generi delle definizioni e dei paragoni, peraltro in gran parte azzeccati, che la stampa specializzata scomodò nell’inutile tentativo di definire la musica di “Worst Case Scenario”, disco d’esordio dei Deus, cinque ragazzi di Anversa che misero il Belgio sulla carta geografica del rock alternativo degli anni ’90.

Difficile in questo caso biasimare quei giornalisti musicali che si trovarono di fronte un vortice di furore e struggente, malinconica dolcezza, di visioni lucide e scatti di pura follia contenute dentro un songwriting elevatissimo e geniale. 14 brani sbilenchi nei quali deraglianti chitarre elettriche ed acustiche duellavano con violino, clarino basso e la voce di volta in volta aperta e melodica, recitante, filtrata, borbottante e distorta del carismatico Tom Barman, autore anche degli splendidi testi.

Certo è che, quale che sia il genere in cui incasellare questo disco, dopo oltre tre lustri dall’uscita – appena ripubblicato in una scintillante “de luxe edition gently remastered” arricchita dal primo introvabile EP “Zea”, b-sides, rarità e un DVD col making of dell’album ed esibizioni live – suona ancora incredibilmente attuale, fresco ed eccitante.

Non sapevo proprio cosa abbinare al disco di questa band che del Belgio ha tutto nel metodo e poco o niente nella sostanza. Convinto solo del fatto che dovesse essere una birra sono corso da Fabio Piredda che ha aperto a Sassari la Birroteca Hammelin dove vende, con amore smisurato, passione incontrollabile, competenza e conoscenze enciclopediche, SOLO le più straordinarie birre artigianali importate da tutte le più vocate aree brassicole del mondo. E Fabio, ascoltando la musica dei Deus e borbottando tra se le parole “violenza e complessità”, azzeccata definizione di ciò che ascoltava, ha passato in rassegna il fornitissimo settore del suo negozio dedicato alle birre del Belgio scelgliendo infine la XX Bitter del birrificio De Ranke. Suo dunque il merito del perfetto abbinamento con questa birra anch’essa, come i Deus, belga nel metodo ma non nella sostanza.

Nino Bacelle e Guido Devos, titolari della Brawerai De Ranke, hanno basato la loro produzione su un uso ossessivo e sperimentale dei luppoli Gold e Hallertau provenienti dalla regione di Popperinge usando solo prodotti e metodi naturali e rifiutando pastorizzazione, filtrazione e centrifuga per le loro birre. La XX Bitter è considerata la birra più amara del Belgio. Scorre nel bicchiere con un opalescente colore giallo oro. Ha una schiuma fine e compatta, cremosa, abbondante e persistente. Il naso si riempie subito di resina di luppolo. Poi emergono il floreale e il fruttato, quest’ultimo all’inizio genericamente citrino per poi definirsi con netti sentori di pompelmo e mandarino. Poi arriva il dolce dei lieviti e della frutta tropicale. In bocca è “croccante” e l’amaro sembra dominare tutto. Poi il gusto si fa più complesso e si arricchisce di spezie, pepe e luppolo e prima del lunghissimo finale secco c’è spazio anche per la nascosta dolcezza del malto. Volutamente “sbilanciata” come la track list di “Worst Case Scenario” fa venire voglia di non smettere mai di bere e ascoltare.

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