Jack, robustos e trombate selvagge

13 novembre 2008  |  di Antonio Canu

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Quali sigari fuma abitualmente? Io fumo come un pazzo sigarette tutto il giorno, ma quando decido di fumare un sigaro e’ sempre un havana. Non c’e’ per me altro sigaro che l’havana. Se uno non fuma spessissimo perche’ non scegliere il meglio? E tra i formati amo il robusto, in particolare quello di Cohiba, l’Epicure No. 2 di Hoyo de Monterrey e il Royal Corona di Bolivar.

Non fuma mai un sigaro di Santo Domingo o dell’Honduras? (Facendo il suo sorriso samd_nicholson.jpgatanico) Lei ha mai sentito dire che lo stato del Vermont produce vino?

Ho voluto iniziare con questo estratto da un’intervista concessa da Jack Nicholson a L’Amateur de Cigare (periodico francese e bibbia dei fumatori di puros) un po’ di anni fa perche’ esprime appieno la mia visione e i miei gusti sui sigari circa provenienza e formato. Perche’ anch’io sono un fumatore di habanos corrotto dal contiguo fumo di molte, troppe sigarette, ho una spiccata preferenza per i robustos e poi perche’ in questa puntata di Zona Fumatori la degustazione di tre sigari di quel formato mi ha evocato le scene erotiche di altrettanti film la prima delle quali ha il mio amato Jack come protagonista. Circa i suoi robustos preferiti: del Royal Corona di Bolivar ne ho gia’ parlato, all’ Epicure No. 2 di Hoyo de Monterrey che, dopo un periodo di appannamento, e’ tornato grande vorrei dedicare un articolo a parte tutto suo, dunque non rimane che il Cohiba. Gli altri 2, degustati nell’arco dell’ultimo mese dopo un lunga sosta nel mio humidor, sono due mie fissazioni una che dura da sempre (il Partagas) e l’altra frutto di un recente innamoramento (il Ramon Allones).

Cohiba – Robustos. Vitola: robustos. Lunghezza: 124 mm. Ring Gauge: 50

Che linea perfetta! Capa fine e liscia, setosa e solida al tatto che evidenzia anche un riempimento di impeccabile fattura. Da spento profuma di spezie (pepe verde) erba e terra. Appena acceso l’attacco, favorito da un tiraggio facile e generoso, e’ ampio e un po’ magniloquente con in evidenza legni pregiati e cacao. Nel secondo terzo aumenta la potenza e cresce la complessita’. Nella densa fumata emergono liquorizia e ancora le spezie ben bilanciate da una rotonda e morbida dolcezza. Nell’ultimo terzo la forza prende il sopravvento e l’equilibrio risulta un po’ compromesso, ma non l’eccitazione che sempre da’ fumarsi un fuoriclasse di tal fatta. Piacevole la spossata  sensazione di sazieta’ che lascia a fine fumata. Come non vedere immediatamente in questo crescendo di sensazioni la scena che questo sigaro mi ha evocato? Il tavolo da cucina “sparecchiato” con fregola incontrollabile da Jessica Lange che si fa possedere (o possiede?) con foga da un arrapatissimo Jack Nicholson nel film “Il postino suona sempre due volte”. Una delle scene più eccitanti della storia del cinema!

Ramon Allones – Specially Selected. Vitola, lunghezza e RG come sopra.

Ramon Allones e’ una delle più straordinarie marche cubane. Fu fondata nel 1846 da Ramon e Antonio Allones, due fratelli di origine gagliega che guidarono all’inizio del ’900 il fronte dei coltivatori di tabacco cubani che resistevano alle arroganti imposizioni dell’American Tobacco Company. I 3 formati disponibili oggi sul nostro mercato, ancora troppo trascurati dai fumatori troppo spesso abbagliati da più famose griffe, rappresentano i puros col miglior rapporto qualita’ prezzo. Sopratutto il piccolo Small Club Corona: 5 euro per una fumata tra le più soddisfacenti e “cubane” che si possano provare, soprattutto in un formato cosi’ piccolo. Ma veniamo al robusto. La capa oliosa e liscia ha uno splendido colore maduro con riflessi di tramonto rosso e oro. Un grande tiraggio sprigiona aromi generosi di cuoio, caffè, terra, una punta di spezie e un piacevole sentore tostato che sfocia in un finale morbido di miele, lasciando una splendida cenere sale e pepe. Un sigaro di razza che sa essere soave ma con una celata rabbiosa personalita’ che gli amatori saranno capaci di scoprire. Evocazione cinematografica tra le spire di fumo: Mickey Rourke e Lisa Bonnet in “Angel Heart”. New Orleans, interno giorno, hotel di terz’ordine. Lei, bellissima afroamericana dalla pelle di seta, voodoo queen e prova vivente della superiorita’ della razza afroamericana su tutte le altre cavalca, come una nuda e sensuale Ochun, il bianco angelo caduto braccato dal demonio. All’apice del piacere le gocce di pioggia che filtrano dal soffitto di legno diventano sangue che copre i loro corpi travolti dalla furia del sesso. Ditelo a Papa Legba che non credete nel voodoo. Se ne avete il coraggio!

Partagas – Serie D No. 4. Vitola, lunghezza e RG come sopra.

Il primo amore non si scorda mai. Più vero per i sigari che per le donne, per quel che mi riguarda.  Il mio primo robusto e mia eterna passione, a dispetto dell’alterna qualita’ della produzione. Ma che meraviglia mettere tra le dita il setoso vestito di questo ultraclassico robusto ammirandone lo spettaccolare colore maduro con nuances rosse. A crudo caldi sentori di spezie. Appena acceso una partenza brutale ti prende con forza saltando i preliminari. Rapida l’esplosione di aromi del primo terzo: cuoio, sottobosco, pepe. Sfrenato il secondo terzo: aromi complessi di spezie, sudore, terra umida e legno. Finale carnoso e appagante, forte e persistente di pepe e note sottili di cacao. Un sigaro sensuale, energico e complesso che alla mancanza di finezza accompagna una sottile brutalita’ intellettuale. La scena cinematografica evocata dalla fumata: Marlon Brando, invecchiato e appesantito, ma bello di odio anticlericale, che prende il culo di Maria Shnaider nella famosa “scena del burro”. Fu quella scena, brutale ed eccitante, o il suo monologo davanti al cadavere della moglie a far condannare al rogo, con una sentenza emblematica della nostra – oggi immutata – merdosa ed unta pseudodemocrazia clericalfascista, il film “Ultimo tango a Parigi” di Bertolucci? Al rogo, avete capito bene, questo poteva accadere ad un film nell’Italia degli anni ’70. Al rogo! Come le streghe, come Giordano Bruno, come ogni forma di eccedente, autonoma liberta’. Percio’ fumate, fate sesso, guardate cinema irredento, liberate l’immaginario e siate felici.

2 Commenti a “Jack, robustos e trombate selvagge”

  1. Gianluca scrive:

    Grande Antonio
    hai beccato quella scena di Angel heart e quella Lisa Bonnet che rimasero sconvenientemente impressi nella mia immaginazione delle calda estate del 1990, quando ogni tentativo di imitazione (della scena e della compagna) risultarono vani quasi quanto quelli della settimana enigmistica. Pensavo di essere stato uno dei pochi a segnarla con l’orecchietta nel libro dei ricordi, aiutato anche da una copertina della Lisa su The Face -all’epoca la mia bibbia cultural-avanguardistica- ma l’evidenza mi fa felicemente dire che sbagliavo. So di essere in ottima compagnia.
    Non potro’ e non sapro’ seguirti nella meditativa passione del fumo denso che galleggia nella penombra, ma usero’ la stessa penombra, lacerata dai bagliori del cinema irredento, per accompagnare cio’ che resta della trama consigliata.

  2. antonio canu scrive:

    Caro Gianluca, grazie per il post e sappi che tra le affinità elettive oltre a Lisa Bonnet c’è anche una mia lunga frequentazione di abbonato a The Face per un bel tratto dei 90′s.
    A presto

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