ANNA MARIA E L’ENTUSIASMO.

10 novembre 2014  |  di Piero Careddu

FACCIA A FACCIA CON ANNA MARIA FARA DI “SARDEGNA BELLA E BUONA”.  UNA DELLE PROTAGONISTE DI UNA NUOVA IDEA DI TURISMO ENOGASTRONOMICO.

www.sardegnabellaebuona.com

Un intero pomeriggio con Anna Maria e una parola d’ordine: divagare!  Lei è una che racconta e ascolta con lo stesso piacere e così la prima ora è volata in reciproche affabulazioni di tango, viaggi, parigi, cuba, archeologia. Trentotto anni,  Acquario, laureata in lingue con un Master in Marketing e Comunicazione dell’Enogastronomia e con un radioso futuro nel panorama mondiale del vino, che ha scelto di lasciare in  cambio del fermarsi in Sardegna, perché dice di crederci e anche con un certo ottimismo.  La lunga permanenza in Francia è stata la causa dell’innamoramento per il vino che l’ha poi portata a passare cinque lunghi anni con Surrau, una delle aziende leader del Vermentino di Gallura, come responsabile dell’accoglienza, arrivando all’importante traguardo delle trentacinquemila visite. Una seconda importante collaborazione si è consumata nel paradiso delle Tenute Siddura in quel di Luogosanto. Oggi Anna Maria, dopo aver conseguito il diploma di guida turistica con specializzazione in turismo enogastronomico, gestisce “Sardegna Bella e Buona” la sua agenzia che si cura di accompagnare i visitatori della nostra isola  alla scoperta delle bellezze meno conosciute e il più possibile fuori dai circuiti omologati.


-   TARIBARI: Anna Maria, con la tua laurea e il tuo master avresti potuto iniziare, fuori dall’isola, una brillante carriera in discesa nel mondo del vino. Hai scelto di rimanere in Sardegna con tutte le difficoltà che questo momentaccio si porta dietro. Perché?
-    ANNA MARIA: Perchè sono ottimista e convinta che la Sardegna si riprenderà in tempi ragionevoli e che la risalita passerà anche attraverso le  produzioni migliori della nostra terra e la capacità che noi avremo nel promuoverle con intelligenza e modernità, senza complessi di inferiorità né presunzione di essere i migliori, ma pensando ad esaltare le nostre specificità. Faccio parte di una generazione che ha avuto la fortuna di studiare e formarsi all’estero, di avere scambi con altre culture in un confronto alla pari, ad un certo punto ho avuto l’esigenza di tornare nel posto al quale sentivo di appartenere, al mio orizzonte, ma mantenendo sempre uno sguardo oltre il mare ed accogliente verso che ci viene a trovare. E poi a me piace vivere  e lavorare all’aperto e la Sardegna, nonostante un livello di inquinamento alto in alcune zone, ha ancora un’aria salubre e spazi vergini e incontaminati che non trovi in nessun’altra regione italiana.

-   TARIBARI: Come organizzi l’escursione tipo per i tuoi clienti?
-   ANNA MARIA: Intanto premetto che ho una clientela prevalentemente straniera che non conosce quasi niente della nostra storia e della nostra geografia e questo mi consente di lavorare  su un terreno molto fertile. Si parte nelle prime ore del mattino in direzione di un sito archeologico importante per storia e dimensioni. Una degli aspetti che curo con maggiore accuratezza è la scelta del percorso che deve essere il più panoramico e “verde” possibile. La tappa successiva è una cantina dove, insieme alle degustazioni  del vino, vengono serviti dei piccoli assaggi di cibo.  All’ora di pranzo  ci si ferma in uno dei ristoranti che io seleziono, durante la stagione morta, in base alla qualità e alla tipicità.  La destinazione successiva  dopo il pranzo è un caseificio artigianale dove gli ospiti possono seguire parte del ciclo produttivo e gustare il meglio dell’arte casara sarda. Ancora una cantina con nuovi assaggi per poi concludere la giornata salutandoci.

- TARIBARI: A parte le importanti collaborazioni con due grandi produttori del vermentino, il tuo lavoro ti ha portato a conoscere da vicino la stragrande maggioranza  delle cantine sarde.  Da questo tuo punto d’osservazione privilegiato come trovi lo stato di salute del vino sardo?

-   ANNA MARIA: Come avrai capito sono una che preferisce vedere il bicchiere mezzo pieno. Secondo me abbiamo fatto passi da gigante pur con tutte le ingenuità e le spersonalizzazioni di certi territori e produttori. Sono molto fiduciosa nel passaggio di testimone alle nuove generazioni e penso che se si faranno scelte coraggiose e distintive, nei prossimi anni, non potremo che crescere e diventare  sempre più protagonisti del panorama enologico nazionale ed internazionale. Ci sono sempre più vini sardi negli scaffali delle migliori enoteche del mondo, ma manca ancora una compattezza che permetta alla Sardegna di essere riconosciuta come regione produttrice di vini in Italia. Anche se non per forza e non per tutti, il successo deve passare per l’export: la vendita diretta è troppo spesso sottovalutata e il turismo enogastronomico è una risorsa da noi ancora troppo sottovalutata. Stiamo realizzando di essere uguali, nel bene e nel male, al resto del mondo e che, come il resto del mondo, dobbiamo zapparci tutto. Stiamo passando dal folklore alla consapevolezza e a capire che, per esempio, siamo il più grande museo preistorico a cielo aperto del mondo.  Insomma abbiamo le carte in regola per farcela e il vino è solo uno dei tanti ambasciatori della nostra identità e uno dei punti di partenza della rinascita.
Dopo questa iniezione di ottimismo e positività, il lungo pomeriggio si è concluso con uno scambio di papassini di Bonarcado, paese d’origine di Anna Maria, e i papassini sassaresi che aveva appena fatto mia moglie.  Grazie Anna Maria e buon cammino.

1 Commento a “ANNA MARIA E L’ENTUSIASMO.”

  1. Francesca Pigozzi scrive:

    Se i “Ciceroni” della Sardegna sono come questa giovane ed entusiasta donna, il futuro della nostra terra e dei nostri imprenditori non potra’ che essere positivo e produttivo !
    Complimenti Annamaria Fara.

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