RENDITE DI (OP)POSIZIONE

23 ottobre 2014  |  di Piero Careddu


Perché il mondo dell’enogastronomia è diventato così triste e psicotico? Una delle spiegazioni più plausibili, partendo dall’assunto che siamo quello che mangiamo e beviamo, potrebbe essere che ingurgitando quantità smodate di vini finti e cibi malati (travestiti da prodotti di grande cucina) la corteccia celebrale finisce per subire danni irreversibili. Battute a parte io credo che la difesa agguerrita delle rendite di posizione messa in atto da torme di “tecnici” del settore, siano essi cuochi, sommelier, giornalisti, enologi, ristoratori, per poter coltivare un minuscolo pezzetto di orticello che dia un altrettanto minuscolo frammento di visibilità, serva solo a fare/farsi del male e allontanarsi sempre di più dalla verità. Osservo attonito l’indifferenza di questo esercito di specialisti verso le problematiche legate alla salute di chi beve e mangia quello che loro, in maniera più o meno interessata, promuovono e spesso esaltano. Li vedi aggirarsi per cantine e organizzare verticali di rossi equivoci e bianchi velenosi per scriverne resoconti entusiastici. Se poi ti avventuri a fargli notare che quello del vino e della ristorazione è un mercato selvaggio e senza controllo, dove la frode si annida anche tra i nomi più blasonati, ti guardano come se ti aggirassi nudo ad un party di una casa reale. Spesso la risposta più intelligente è :”D’altronde la legge consente di fare così e noi, che non siamo qui per cambiare il mondo, dobbiamo limitarci a dare un giudizio tecnico e asettico…”. Un giudizio tecnico e asettico. Di cosa si parla? Di giudicare piatti e vini dove, in nome del mercato, viene utilizzato qualsiasi artificio in totale spregio di ambiente, salute, territorio. L’ambiente… ma che c’entra l’ambiente e la politica con la “cultura” enogastronomica? Eh già, che c’entra?
E’ SOLO L’INIZIO .

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