nasco-samba per adoniran

7 agosto 2013  |  di Piero Careddu

Queste poche righe su Adoniran Barbosa nascono davanti ad una bottiglia di un Nasco anonimo quanto buono e dolce. Un Nasco da Samba. Dedico l’articolo ad Antonio Canu che non potrò mai ringraziare abbastanza per avermi fatto conoscere Cartola.


Nel 1966 ero un bambino e, nonostante la televisione avesse un solo canale, eravamo bombardati dal tormentone di quell’estate: la canzone” Figlio Unico” di Riccardo Del Turco che alternava al malinconico testo quello strano refrain incomprensibile che alla fine diventò , con una specie di tacito accordo nazionale, quel “Pascalinudù Pascalinudù Pascalinudù” che l’avrebbe incastonata tra le cose indimenticabili della musica cosiddetta leggera italiana.

IL SAMBA DEL SECOLO
Quasi quarant’anni dopo la scoperta e l’incontro, grazie a Youtube, con Adoniran Barbosa e col suo universo umano e musicale. Guardando il recente concerto del trentennale artistico di Zeca Pagodinho, uno dei monarchi assoluti del samba di oggi, mi appare dal nulla “Figlio Unico” con testo in portoghese. Bellissima nella sua cadenza sambista e l’ascolto, la riascolto mentre inizio a cercare e a documentarmi per capire cosa ci fa nel 2013 quel vecchio tormentone estivo della mia infanzia nel repertorio del vecchio Zeca. Il titolo brasiliano è “Trem da onze”, il treno delle undici, e la scopro subito cantata da un gruppo di San Paolo, Demonios da Garroa, ospiti di un concerto dei Fundo de Quintal. Bellissima versione con armonizzazioni vocali da brivido. Cerco ancora fino a trovare un’intervista con l’anziano leader dei Demonios che racconta due o tre cose che mi portano dritto dritto ad innamorarmi della storia di Adoniran. In realtà “Figlio Unico” è un samba, un grande samba di Barbosa, il samba del secolo secondo un referendum promosso da un network nazionale e diventato dopo inno ufficiale della città di Sao Paulo. Ma non solo, grazie alle continue contraddizioni e paradossi dei quali si nutre la cultura popolare brasiliana, non si può far finta di ignorare che il samba più popolare del Brasile è di San Paolo che, per tradizione sambista, non può certo gareggiare con Rio e Salvador de Bahia. E’ la storia triste di un ragazzo che, pur essendo innamorato della sua fidanzata, non può fare a meno di lasciarla per tornare a casa dalla madre sola che lo aspetta sveglia e per farlo deve prendere l’ultimo treno delle undici per Jacanà. Adoniran Barbosa, pseudonimo di Giovanni Rubinato 1910-1982), era il figlio di una coppia di emigrati veneti dell’inizio del secolo scorso. Cresce negli ambienti più marginali di Sao Paulo forgiandosi alle difficoltà della vita e nutrendo lo spirito della cultura musicale sambista che impregnava la quotidianità di quelle realtà. Dopo aver cambiato decine di lavori inizia a fare l’attore e a scrivere canzoni producendo gemme di rara bellezza che sono state riprese dai più grandi musicisti brasiliani e non di ogni tempo.

UM SAMBA NO BEXIGA E LE LACRIME DAL RIDERE DI ELIS.
Provando a tradurre i testi è facile capire che Barbosa era un vero menestrello delle cose di ogni giorno. Da un anonimo e invisibile articoletto di cronaca locale, che riguardava la morte per investimento di una giovane donna che doveva sposarsi di li a poco, ha composto uno dei samba più struggenti al mondo: la bellissima Iracema, cavallo di battaglia della regina Elis Regina. Bellissimo il video che circola in rete dove proprio Elis e Adoniran si trovano in un bar di San Paolo con qualche amico musicista. Il filmato in bianco e nero del 1978 parte con una interpretazione da pelle d’oca di Elis proprio di Iracema per poi passare alla comicissima Um samba no Bexiga. Adoniran, con quel suo aspetto da Totò coi baffi e la sua voce roca da eccesso di tabacco, canta la storia di una rissa nel suo popolare quartiere. Elis ride e ride e ride fino allo sfinimento. Non voglio continuare oltre perché qualsiasi cosa scriva non potrei rendere merito alla grandezza di questo piccolo grande ometto di genio. Ascoltatevelo e scopritelo come ho fatto io

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