Il mio vino… è il più migliore!

15 marzo 2008  |  di Zenzero

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Una volta si diceva:”E che ci vuole ad aprire un ristorante? Ho mia suocera che cucina bene, metto mia moglie e mia figlia a sevire ai tavoli e il gioco è fatto”. E quante liquidazioni da fine rapporto di lavoro abbiamo visto bruciate, da trattorie e ristoranti aperti da persone che non avevano la più remota idea di cosa fosse far da mangiare per mestiere? Oggi questa tendenza, per fortuna andata progressivamente ridimensionandosi, è stata sostituita da un’altra altrettanto irritante: una nuova generazione di personaggi che un bel mattino si alzano dal letto e davanti a una ricca colazione decidono di diventare vignerons e produttori di vino!
A volte si tratta di funzionari di banca annoiati, a volte commercialisti frustrati, in ogni caso persone con un gruzzolo più o meno consistente da investire che, indebitandosi fino al collo, acquistando o risistemando una vecchia vigna di famiglia e attrezzando alla bene meglio una cantina semiartigianale, realizzano l’antico sogno segreto: fare il LORO vino, con la loro etichetta disegnata la domenica a pranzo, con il loro nome stampato. Quelli che si leccano i baffi, e onestamente non riesco a condannarli, sono gli enologi freelance che si prestano a rendere reali i pruriginosi sogni enologici di questi vignaioli della domenica! Il copione è quasi sempre lo stesso: una volta acquisita la proprietà della vigna, l’enologo fa un primo sopralluogo e un primo esame del terreno e delle uve in produzione; nove volte su dieci dice al nostro eroe che ci sono i presupposti per fare un gran bel vino; dopodichè, in base al budget, gli organizza l’acquisto delle attrezzature da cantina, segue l’andamento della vigna fino ad arrivare al fatidico momento dell’imbottigliamento; il commento che segue il primo assaggio è sempre lo stesso: “Abbiamo fatto un ottimo prodotto”. Il novello vignerons si scioglie e si convince di aver fatto, non un buon vino, ma IL VINO, la quintessenza stessa del lavoro di vigna. E invece, nella migliore delle ipotesi, trattasi di banali vermentini fotocopia piuttosto che cannonau senza arte ne parte, mai sgradevoli ma neanche entusiasmanti; mai cattivi perchè, ormai lo sanno anche i sassi, molti enologi sono più mestieranti che winemakers e con i giusti accorgimenti di cantina e giocando di lieviti riescono sempre a tirare fuori qualcosa almeno di dignitoso. I dolori arrivano quando i nostri eroici neoimprenditori del vino devono confrontarsi con la tragedia di un mercato saturo e con l’irreversibilità di una crisi che attanaglia tutti i settori dell’economia. Allora arrivano le lacrime e i cedimenti verso la grande distribuzione nella speranza di recuperare almeno una parte dell’investimento. Noi operatori, prime vittime di questa febbre del “mifaccioioilmiovino” ci troviamo davanti ad un offerta smisurata di etichette nella confusione assoluta di denominazioni e indicazioni geografiche e spesso ci sfuggono quelle poche buone idee che rimangono sommerse nell’anarchia del mercato. Consiglio fraterno a chi ha qualche centinaio di migliaia di euro da investire: apritevi un edicola o un tabacchino!

5 Commenti a “Il mio vino… è il più migliore!”

  1. cormeld scrive:

    “il mio vino è più migliore…..ed è anche il più CAROOO!!!” oserei aggiungere. Non capisco perchè sugli scafali delle enoteche è sempre più difficile trovare una bottiglia “dignitosa” sotto i dieci euro!

  2. zenzero scrive:

    effettivamente c’è un impazzimento generalizzato del mercato del vino! a volte sembrerebbe che le cantine ignorino la micidiale concorrenza di alcuni paesi extraeuropei, tipo Cile, Sudafrica e Nuova Zelanda.
    caro cormeld, io non mi intendo di marketing del vino ma ho la sensazione che le nostre cantine vendano sempre meno e qualcuna stia seriamente rischiando di fare bum!

  3. Zinzula scrive:

    Quadro sotto certi versi veritiero, eppure non sempre tutto è così facile come sembra; spesso nella vita ci si trova coinvolti in situazioni poco tempo prima impensabili, ma poi vieni avviluppato da un turbinio di eventi che ti stimola, ti appassiona e, anche se razionalmente pensi che non ce la farai……vai avanti! Tu non sai quante volte penso che non so dove andrò a finire, eppure, in mezzo a duemila difficoltà, sono molto più felice di quando lavoravo in banca. E non credo che un tabacchino mi potrebbe dare le stesse soddisfazioni!
    Sono una di quelle ex bancarie che un bel giorno ha dato le dimissioni e ha deciso di cambiare vita…quante volte ho pensato “chi me lo ha fatto fare?”….poi arriva un premio vinto dal tuo vino o un articolo scritto da qualcuno che ti fa i complimenti e ti dimentichi dei casini di tutti i giorni.
    Dietro ogni piccolo produttore c’è una storia, è troppo facile ridurre il tutto al “mifaccioilmiovino”. Spero solo di non fare bum!

  4. piero scrive:

    Zinzula cara tesoro, perchè l’hai presa per una cosa personale? La mia voleva essere solo una constatazione di carattere generale sull’inflazione di viticoltori della domenica che affligge il vostro/nostro mondo. Non mi pare che la cosa riguardi te neanche da lontano…

  5. Zinzula scrive:

    Caro Piero, niente di personale, figurati; il tuo quadro è fin troppo realistico….volevo solo difendere un pò chi si butta in un mondo tanto difficile qualdo appassionante. Sono però in tanti a pensare che una volta fatto, poi il vino si venda senza problemi. A chi pensa così consiglio di lasciar perdere; a chi pensa che con fatica, dedizione e passione forse ce la possono fare consiglio di provarci.

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